Lo psicologo che cura i violenti: "Sedici incontri per cambiare. Ma tanti puntano alle attenuanti"

Bernardo Gili lavora nel recupero dei maltrattanti: "Il più delle volte l’assistito segue il consiglio dell’avvocato. In aumento chi partecipa ai corsi. Devono immedesimarsi nelle emozioni delle partner: però la strada è lunga".

Lo psicologo che cura i violenti: "Sedici incontri per cambiare. Ma tanti puntano alle attenuanti"

Lo psicologo che cura i violenti: "Sedici incontri per cambiare. Ma tanti puntano alle attenuanti"

Bernardo Gili, psicologo psicoterapeuta, è stato, nelle Marche, tra i primi specialisti ad occuparsi del recupero degli uomini maltrattanti, cioè percorsi psicoeducativi per uomini autori di violenza. Dottor Gili quale è la sua impressione dopo quasi dieci anni di esperienza?

"E’ positivo aver individuato un percorso di recupero, ma molto c’è da fare per incidere la cultura maschilista".

Perché parla di maschilismo e non di patriarcato?

"Il maschilismo è l’uomo ancorato alla posizione di privilegio e dominanza a cui è difficile rinunciare. Non mi sento di usare il termine patriarcato. Sicuramente la violenza di genere accade perché cresciamo in una società sbilanciata: consideriamo il diritto di voto arrivato solo nel ‘46. Consideriamo che lo stupro è stato riconosciuto quale delitto contro la persona nel 1996 perché prima era considerato contro la morale. Insomma è un deposito culturale che porta l’uomo a sentire come legittimi i privilegi. Archetipi e stereotipi ne strutturano la coscienza e la consapevolezza. La maggior parte del genere maschile non ha acquisito consapevolezza di questo".

Quindi?

"I numeri di quanti partecipano ad un percorso psicoeducativo per l’uomo autore di violenza sono nettamente aumentati; una ventina ogni volta. Ma non sempre questa partecipazione è motivata dalla crisi personale di chi pensa di aver sbagliato, quanto piuttosto, a spingere l’uomo, è altro".

Perché il maltrattante segue un percorso di recupero?

"Non escludo ci possa essere una presa di coscienza, ma il più delle volte l’assistito segue il consiglio del proprio avvocato con la prospettiva di ottenere, durante il processo penale, delle attenuanti come previsto dalla recente normativa del Codice Rosso e dalla Riforma Cartabia. Poi..."

Poi?

"Alcuni uomini sono spinti per il fatto di poter continuare ad avere una relazione con i figli".

Insomma dottore, è scettico sulla efficacia di questo tipo di recuperi?

"No, al contrario devono essere fatti. Dico che la strada è lunga: ci vorrà molto lavoro di analisi per recuperare veramente persone che a volte, invece di maturare pentimento, nel seguire il trattamento, si sentono addirittura delle vittime".

Vittime di chi?

"Delle donne che li hanno costretti a subire un percorso psicoeducativo di recupero. E’ una minoranza di quanti incontriamo, ma è una dinamica presente di cui tenere conto".

Come può accadere?

"Molto spesso l’uomo autore di violenza è incentrato sulla sua particolare persona: si dice che a volte possano essere narcisisti. Effettivamente c’è la propensione a tenere in considerazione solo se stessi, il proprio disagio e l’altro non viene visto. Tanto meno la compagna di vita".

Come si svolge il percorso?

"Sono 16 incontri per imparare a riconoscere cosa sia la violenza. Aiuta ad avere consapevolezza riguardo quale sia stata la propria responsabilità nell’atto violento compiuto mette a fuoco le emozioni difficili da vivere per l’uomo. Infine, si arriva a elaborare le emozioni della vittima. Il nostro lavoro è quello di rendere l’uomo consapevole di quelle che sono le sue proprie emozioni, reazioni e responsabilità. Deve cioè imparare ad immedesimarsi con le emozioni della donna".

Solidea Vitali Rosati