L’odissea delle ucraine: "Siamo qui ma non è facile"

Olha, 40 anni: "Dura trasferirsi qui, i miei figli mi aiutano con la lingua". Svitlana, medico: "Sto cercando di far convalidare i miei esami, sarà lunga".

L’odissea delle ucraine: "Siamo qui  ma non è facile"

L’odissea delle ucraine: "Siamo qui ma non è facile"

Due anni fa le truppe russe invasero l’Ucraina. Migliaia sono stati i cittadini ucraini che hanno perso la vita in questi due anni di conflitto, ma alcuni sono riusciti a fuggire, cercando riparo ed asilo all’estero e anche a Pesaro. Come Olha e Svitlana, che qui a Pesaro hanno trovato accoglienza per loro stesse e per i loro figli: "Sono arrivata qui subito dopo l’inizio dell’aggressione, assieme ai miei due figli, grazie all’aiuto dell’avvocato Michele Mariella e dell’associazione Reciproca – racconta Olha, 40 anni ed originaria di Kryvyj Rih –. Adesso qui mi trovo bene, ma all’inizio è stato molto difficile, perché per noi era un nuovo paese, idem la lingua e le abitudini. Fortunatamente, poco dopo essere arrivata, ho iniziato a lavorare come donna delle pulizie, riuscendo ad integrarmi di più. Anche i miei figli, che hanno 12 e 10 anni, sono riusciti a farsi delle amicizie, vanno a scuola e stanno imparando bene l’italiano, ogni tanto mi aiutano quando devo dire una parola che non mi viene".

E poi, con non poca commozione, lascia un suo pensiero su quello che sta succedendo: "Non so se riuscirò a perdonare la Russia – conclude Olha –. Come posso perdonare le bombe contro gli ospedali, gli asili e le scuole, le famiglie distrutte, la violenza contro donne e bambini? Milioni di vite rovinate. Quello che sta succedendo è tremendo".

Anche Svitlana, 38 anni ed originaria di Charkiv, è dubbiosa sul ritorno alla sua città natia: "Forse, chissà – spiega la donna –. La situazione è grave, ancora ci sono molte famiglie senza elettricità e la guerra prosegue. Io sono arrivata a Pesaro a marzo 2022, assieme alle mie due figlie e mia madre. Purtroppo, per noi, non è stato facile appena arrivate. Infatti, molte persone hanno cercato di approfittare della situazione, del fatto che non parlavamo la lingua e che non conoscevamo le pratiche burocratiche, per non darci alloggi o metterci in posti veramente brutti. Inizialmente eravamo a Fano, ma poi siamo venute a Pesaro grazie al fatto che sono riuscita a trovare un lavoro con un contratto. Io, in Ucraina, sono medico di famiglia, ma per riuscire a convalidare tutti i miei esami ed i miei diplomi la strada è molto lunga. Spero che tutto si risolva per il meglio".

Anche l’avvocato Michele Mariella, che con l’organizzazione di volontariato ’Reciproca’ aiuta costantemente queste persone, fa un appello ai cittadini: "Non dimentichiamoci dell’Ucraina, perché, nonostante i problemi nel mondo siano tanti, bisogna ricordarsi anche di loro – commenta –. Cerchiamo di tenere sempre il cuore aperto e, per chi può, anche di contribuire economicamente e con l’offerta di abitazioni a canoni adeguati. Diamo fiducia alle persone, diamo fiducia agli italiani in difficoltà, ma anche agli ucraini e a tutti gli stranieri".

Alessio Zaffini