Lonzi contro la nuova area industriale

Per il vicepresidente di Slow Food Urbino si tratta di "consumo di suolo"

Lonzi contro la nuova area industriale

Lonzi contro la nuova area industriale

La realizzazione del nuovo polo industriale di Ca’ Guerra non soddisfa tutti. Ad avversare la costruzione del complesso, previsto dal Piano regolatore vigente, è Giulio Lonzi (foto), vicepresidente di Slow Food Urbino, che parte dal tema del consumo di suolo naturale per una riflessione più ampia, anche politica, avvicinandosi anche l’avvio ufficiale della campagna elettorale per le amministrative: "Ancora una volta, la lungimiranza non sta nell’operato dell’amministrazione Gambini. Giunta agli sgoccioli e non contenta della contrarietà dei propri residenti e di quelli dei comuni vicini verso la realizzazione di una discarica a Riceci, dà il via alla costruzione di un nuovo polo industriale di 74mila metri quadri a Ca’ Guerra, nel cuore della vallata del Foglia, a pochi chilometri dall’oasi faunistica, sbancando un’intera collina e sottraendo terreno fertile ad agricoltura e produzione di cibo. Non capisco come non si sia ancora indirizzato un investimento simile verso gli scheletri di capannoni abbandonati delle vicine aree industriali, avviando la bonifica delle enormi distese d’amianto. Mi meraviglio anche del silenzio di associazioni ambientaliste, movimenti e forze politiche. Il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del 2018 parla di 2 metri quadrati di cemento al secondo che hanno coperto la superficie naturale, nell’anno precedente, e, nel corso degli ultimi due anni, Coldiretti ha stimato che nelle Marche la perdita di aree naturali sia aumentata di 138 ettari. Nel frattempo, continua lo spopolamento delle aree marginali, come quelle interne appenniniche. Occorre quindi mettere ordine: da una parte continuiamo a cementificare, dall’altra intere aree vengono abbandonate. Non è difficile comprendere l’incoerenza del quadro. Bisogna chiedere con sempre più insistenza che la politica si occupi di questi problemi, decidendo se l’interesse da difendere sia la sicurezza dei cittadini o quello delle imprese costruttrici, alle quali il lavoro non mancherebbe, se recuperassero l’esistente".

n. p.