"Lotta al femminicidio, i giovani ci ascoltano"

Anna Rita Calavalle diventa una figura chiave della Commissione bicamerale contro la violenza. Ecco i suoi progetti

"Lotta al femminicidio, i giovani ci ascoltano"

"Lotta al femminicidio, i giovani ci ascoltano"

Anna Rita Calavalle è stata nominata a fine ottobre come componente della Commissione bicamerale contro la violenza di genere e il femminicidio. Un gruppo di lavoro all’interno del Governo che vede la presenza di laici e politici, proprio per trovare strumenti e soluzioni contro la violenza. Calavalle, docente, ginnasta e giudice gara, l’abbiamo incontrata ieri, nel primo pomeriggio, pochi minuti prima di collegarsi ad una riunione sul tema. La professoressa, prima al liceo e poi all’Università, ha sempre trasmesso i valori di parità e anti violenza ai suoi alunni, lei che nel 1981 ne rimase vittima. Oggi ha trasformato quell’energia (se così la possiamo definire) in terreno fertile contro le violenze.

"Si tratta di una Commissione neonata perché solo da alcuni mesi è bicamerale e oltre al femminicidio si tratta anche la violenza di genere. A febbraio saranno formate le sotto-commissioni dove concordando con la presidente, l’onorevole Martina Semenzato, mi occuperò di educazione e sport. La nostra è una Commissione di inchiesta e quindi prevede dei monitoraggi per identificare i punti cardine su cui legiferare e avviare azioni. Ho diverse idee nate negli anni che ho passato a scuola e nello sport".

Ad esempio?

"Progetti che a costo zero potrebbero portare grandi contributi nelle classi e nelle società sportive. Specie in questo ultimo settore c’è grande richiesta di parametri contro la violenza e la disparità. Poi in paesi come l’Islanda c’è un progetto ventennale contro alcool e violenza, speriamo di avere i finanziamenti dal Governo per replicarlo".

La sua è una esperienza in prima persona, non solo per quello che riguarda lo sport. Le va di raccontarla ai nostri lettori?

"Sono una superstite di femminicidio e solo per un caso posso raccontarlo. A 25 anni mi è stato sparato un colpo di fucile al viso. Chi mi ha sparato lo ha fatto poi su se stesso, non so se sia più difficile così o aver dovuto affrontare un processo. Ho avuto il peso di una situazione che riguardava la morte di questa persona. Quello che è successo era aggiunto al giudizio esterno che arrivava come una staffilata specie in una piccola realtà. Ho sfruttato questa esperienza virandola in “positivo“: chi ha avuto una esperienza forte, estrema, o viene schiacciato o rinasce".

Cosa ricorda del “dopo“ e che ora sarebbe diverso?

"Al tempo non se ne parlava molto, specie sui media. A me è successo nel dicembre del 1981 e ricordo che il vostro giornale fece un paio di articoli e se ne parlò al Tg3. Tutto il rimbalzo che c’è adesso con tutte le possibili supposizioni me lo sono risparmiato. All’epoca le chiacchiere, pesanti, arrivavano dalla piazza che era il nostro media. Come spirito di sopravvivenza ho cercato delle strade per raccontare a aiutare, iniziando dagli studenti e le loro storie di adolescenti e poi nelle scuole. Mi sono capitate diverse storie e confidenze, il confronto con i giovani è stata una grande risorsa e mi ha permesso di capire diverse situazioni dove i ragazzi potevano tornare indietro".

Poi dalle sue classi a quelle di altre città.

"Mi sono confrontata molto con Lucia Annibali dopo quello che le è successo, era stata mia alunna al liceo classico di Urbino. Io la capivo bene e lei a me, proprio Lucia citandomi nel suo libro ha permesso che le scuole mi chiamassero. Lei ha fatto un grande lavoro con Maria Elena Boschi. Ho sempre detto di no alla tv ma non agli studenti. Proprio a Monza, in una casa circondariale dove erano presenti anche alunni, quattro anni fa rimase colpito il senatore Massimiliano Romeo della Lega che mi ha proposto per la Commissione".

A che punto siamo?

"Vedo molta fragilità e smarrimento tra i giovani. Bisogna fare ancora tanto e continuare a seminare anche se il terreno di oggi è molto mobile".

Francesco Pierucci