"Ma agli studenti serve assistenza medica"

"Con i fondi Pnrr si potrebbero creare strutture per evitare l’accesso al pronto soccorso: lacuna dell’amministrazione".

"Ma agli studenti serve assistenza medica"

"Ma agli studenti serve assistenza medica"

Sfruttare i bandi Pnrr per migliorare la sanità pubblica locale e fornire un accesso più semplice alle cure per studenti e studentesse, così che, allo stesso tempo, si alleggerisca il carico del pronto soccorso. Lo chiede Giovanni Alvarez, presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Urbino, il quale propone anche di adottare una soluzione che si sta sperimentando in Emilia-Romagna. "Oggi il dibattito politico cittadino è polarizzato sul tema ‘terzo mandato sì, terzo mandato no’, come se le sorti della città fossero legate a una sola persona – afferma –. La nostra comunità deve affrontare ogni giorno problemi ben più seri, come le condizioni del nostro pronto soccorso: nonostante l’abnegazione dei sanitari, si creano affollamento e lunghe attese. Inoltre, mentre i cittadini residenti possono andare dal medico di base per ricevere cure e assistenza, gli studenti e le studentesse, essendo in larga misura non residenti, ogni qual volta hanno un problema di salute, anche minore, sono costretti a recarsi al pronto soccorso, aumentandone il carico e complicando ulteriormente una situazione già di per sé difficile. Il Pnrr ci offrirebbe un’opportunità importante per migliorare la gestione della salute degli studenti e garantire ai cittadini un migliore accesso alle cure primarie. Purtroppo, nel nostro comune non sono state previsti né ospedali di comunità, né case di comunità. Queste ultime, in particolare, avrebbero potuto risolvere i problemi delle cure primarie per gli studenti. A tal proposito, l’amministrazione non si è mai battuta per la creazione di queste strutture nel nostro comune".

"Una possibile soluzione alternativa sarebbe quella che sta sperimentando l’Emilia-Romagna: l’istituzione dei Centri di assistenza e urgenza (Cau). Tali strutture territoriali sono destinate a gestire i casi di gravità minore (codici bianchi e verdi) che adesso affluiscono al pronto soccorso, al fine di lasciare a quest’ultimo la gestione dei casi più gravi (codici gialli e rossi), limitandone l’affollamento e soprattutto le lunghe attese per l’utenza. I Cau potrebbero anche essere istituiti all’interno degli ospedali: nel caso di Urbino si potrebbero utilizzare gli spazi preesistenti adibiti ad area filtro e reparto Covid durante la pandemia. È ora di cominciare a combattere per difendere e migliorare la sanità di Urbino, cosa che quest’amministrazione, in 10 anni, non ha fatto".

Nicola Petricca