"Ma quali maxi-vongole. Sono un mix di tecnologia"

Agli Stati generali del turismo i progettisti dell’Ecomuseo diffuso del mare hanno illustrato le loro proposte. "La collocazione si può anche cambiare".

"Ma quali maxi-vongole. Sono un mix di tecnologia"

"Ma quali maxi-vongole. Sono un mix di tecnologia"

di Tiziana Petrelli

Avrebbero dovuto lasciare il tempo che trovano, le critiche social a un progetto innovativo creato da professionisti che realizzano musei multimediali in tutto il mondo. E invece ieri hanno caratterizzato fortemente la presentazione del futuro ‘Ecomuseo diffuso del mare’ di Fano. Una presentazione pubblica inserita all’interno del partecipato appuntamento degli "Stati generali del turismo" ospitato all’interno dello Zeppelin design, una fabbrica dismessa, recuperata e trasformata in uno spazio creativo e artistico capace di incantare. Uno spazio che è un esempio palese di come un progetto d’architettura possa rendere bella anche una cosa semplice, e per qualcuno brutta, come un capannone industriale o una vongola.

"La collocazione che abbiamo immaginato è soltanto una prima ipotesi. E’ infatti una struttura leggera che può essere spostata. E noi siamo aperti a suggerimenti per la collocazione, che abbiamo pensato lì (in via Sauro, ndr) ma abbiamo fatto anche altre prove… che però ancora non vi posso mostrare" ha detto Luca Ruzza architetto di Open Lab Company e docente all’Università de La Sapienza di Roma, chiamato a relazionare assieme al direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura Leandro Ventura e Francesco De Melis antropologo, regista e compositore. Non si aspettava di certo le polemiche Ruzza, né che quella creazione architettonica la chiamassero dispregiativamente "la vongola". Lo ha detto poco prima di salire sul palco spiegando come è nata l’idea. "Subito dopo la capitaneria è prevista la collocazione di un grande ’dom’ - ha detto - che è una struttura geometrica precisissima, millimetrica, altrimenti le proiezioni non combaciano. Quindi dentro c’è un oggetto tecnologico importante. Però visto che Fano è una città ventosa da una parte e poi c’è un’escursione termica notevole, per creare un cuscinetto, cioè una struttura che d’inverno non ci fa sentire freddo e d’estate ci protegge dal caldo, siamo stati costretti a creare un piccolo foyer e poi una forma che la coprisse. Quando ci siamo messi a ragionare sulla forma, consapevoli che Fano è il più grande centro di pesca, lavorazione e vendita della vongola, ci siamo fatti ispirare da questo frutto di mare ben conosciuto anche dagli antichi romani. Insomma, ha una tradizione straordinaria. E così l’abbiamo trasformata in grande scultura".

E’ un concentrato di tecnologia interattiva "la videosfera" ed è solo uno degli spazi del museo diffuso lungo il portocanale, che parte dallo Scimitar per arrivare all’ex Manfrini, coinvolgendo lo Iat e quello spazio davanti al Caffé del Porto che l’assessore Lucarelli ha annunciato "diventerà una piazza con pavimentazione in sampietrini per dare più importanza al pedone che all’auto". "Il progetto è complesso perché non è soltanto un progetto di musealizzazione vivace interattiva digitale interdisciplinare multimediale - ha detto Ruzza, facendo capire che non avrebbe senso spostare la videosfera da quel percorso -, ma è anche un progetto di riqualificazione di un’area, che è il vecchio Porto. Lo Scimitar avrà un livello dedicato ad alcuni oggetti parlanti (che racconteranno la loro funzione in mare), un piano dedicato ai racconti degli uomini e l’ultimo alle imbarcazioni. Un’esperienza immersiva grazie a schermi di nuovissima generazione totalmente trasparenti che, attivati con processo di digitalizzazione complesso, fanno apparire degli ologrammi… Sulle ‘vongole’ invece verranno proiettati dei film e le persone avranno la possibilità di trovarsi su una vera battuta di pesca".