"Mio figlio ucciso per l’invidia" . Laura chiede alla città di ricordarlo

La madre di Pierpaolo: "Mi fa male pensare che l’ultima cosa che ha visto è stato l’amico che lo ammazzava"

"Mio figlio ucciso per l’invidia" . Laura chiede alla città di ricordarlo

"Mio figlio ucciso per l’invidia" . Laura chiede alla città di ricordarlo

Laura Gentilucci è una donna forte. Ha perso un figlio in maniera atroce e assurda insieme, ucciso dall’amico d’infanzia a cui lui, Pierpaolo, aveva sempre voluto bene. Eppure Laura ha deciso che deve andare avanti, per tanti motivi, se non altro perchè, come dice, "l’altro fratello (Gianmarco) è giusto che continui ad avere una mamma". Laura tiene in mano la lettera che ha scritto a Pierpaolo per il suo 28° compleanno. Parole strazianti, ma piene di vita, rivolte a un ragazzo morto a 27 anni. Laura parla al figlio che non c’è più, a tutti i suoi amici, a Pesaro. E’ il primo compleanno che trascorrono separati. Lei ha voluto farlo sapere alla città.

Laura, cosa vorrebbe da Pesaro adesso?

"Che Pesaro ricordi mio figlio. Quando è successa la tragedia abbiamo avuto un abbraccio globale da tutta la città. Ci siamo resi conto di quanti lo conoscevano e lo apprezzavano. Quando incontro la gente, si comincia sempre con una lacrima ma poi si finisce con un sorriso".

Che idea si è fatta del delitto, del perché sia avvenuto?

"Mia nonna diceva che l’indifferenza e l’invidia sono due cose che uccidono. In questo caso è stata la seconda".

Lei conosceva Michael Alessandrini, negli anni prima della tragedia...

"Michael l’ho sempre conosciuto. Non aveva dato segni di squilibrio, quando lo vedevo io. Era uno che raccontava balle. Ma non pensavo fosse una persona violenta".

E con suo figlio?

"Se Pierpaolo avesse avuto paura non lo invitava a cena".

I periti dicono che Micheal Alessandrini è seminfermo di mente....

"Da mamma mi viene da dire, dopo quello che è successo, che sapere che è minimamente disturbato, è un sollievo. Ma c’è la crudeltà in quello che Michael ha fatto, e anche la premeditazione...."

Lei parla di invidia, che invidia poteva fare Pieparolo?

"Aveva un marcia in più, quella che ancora io sento dentro di me. Era un compagnone, pieno di energia, dove andava faceva amicizia. Aveva una vita piena, Con il tempo se la stava costruendo, e questo gli stava togliendo un po’ del tempo che prima dedicava a qualcuno dei suoi amici".

Qualcuno le ha chiesto scusa, per quello che è successo?

"Nessuno. Neanche un biglietto, non dico una parola, ma una pagina bianca con una lacrima sopra. Mi avrebbe fatto piacere almeno una presa di coscienza".

Com’è la sua vita adesso?

"Ho 45 anni. Io, il babbo di Pierpaolo, suo fratello e tutti gli altri che lo hanno amato siamo dentro un ergastolo di dolore, che ci trascineremo finché viviamo. Io Pieparolo l’ho fatto a 17 anni, suo fratello a 18. Me li sono cresciuti da sola, e li ho fatti bravi, onesti, perbene. Posso solo essere orgogliosa di loro. Però ora penso che non potrò mai andare al matrimonio di Pierpaolo, non potrò mai stringere i suoi figli. Io contuinuo a vivere per Gianmarco, che deve continuare ad avere una mamma".

Cosa le fa più male, ora?

"Di averlo perso nel bagno di casa, ucciso nel bagno di casa sua. I gentiori temono per i loro figli quando vanno fuori, in motorino, nei viaggi ecc.... Noi l’abbiamo perso nel bagno di casa. Saremo sconvolti per sempre da questa cosa. Micheal l’ha ingannato, gli ha detto di raccogliere una Red Bull, dietro una lavatrice, e poi lo ha colpito col coltello che si era portato dietro. Mi fa male pensare che l’ultima cosa che ha visto Pierpalo nella sua vita è il suo amico che gli ha dato una coltellata".

Cosa chiede ora alla giustizia?

"Che sia giusta. Credo che in Italia ultimamente gli assassini abbiano troppi diritti. Vorrei che la giustizia considerasse che abbiamo dovuto aspettare un mese per fargli l’autopsia, che tornasse il suo assassino dalla Romania. E un mese e mezzo in tutto per fargli il funerale. Anche questo vorrei che ci fosse nel conto".

Alessandro Mazzanti