Missione compiuta per la Spacewear. La sua tuta spaziale in orbita con Villadei

E’ frutto di una start up fanese l’abbigliamento degli astronauti: è l’unico caso di fabbricazione non americana autorizzata

Missione compiuta per la Spacewear. La sua tuta spaziale in orbita con Villadei

Missione compiuta per la Spacewear. La sua tuta spaziale in orbita con Villadei

È made in Fano la tuta spaziale indossata dall’astronauta italiano Walter Villadei, pilota della missione in corso Ax-3 (Axiom Mission 3) con cui l’Italia torna per l’ottava volta nello spazio. E sebbene questa terza missione organizzata da Axiom Space verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) non abbia ancora fatto ritorno alla base di Cape Canaveral, si può dire però “missione compiuta” per la Spacewear, la start up fanese che si occupa di ricerca e sviluppo in campo tessile. E’ sua infatti la tuta interattiva SFS2 (Smart Flight Suit2), l’unica di fabbricazione non americana autorizzata e in orbita, che dopo aver superato tutti i test, le revisioni e le certificazioni richieste da Nasa (che stabilisce i requisiti per poter essere ammessi e testati all’interno della Iss) sta facendo fare bella figura al Made in Italy, al Made in Marche (anche Cnr e Università Politecnica delle Marche hanno infatti partecipato al progetto) e soprattutto al Made in Fano.

"Siamo orgogliosi - commenta Corinna Sperandini amministratore di Spacewear, fondata da designer provenienti dal settore tessile-abbigliamento e da ingegneri con esperienza maturata in campo aerospaziale - di questo risultato ottenuto con grande impegno, lavoro, passione e fatica, di tante competenze e professionalità che hanno creduto in questo progetto". SFS2 è costruita con tessuti di ultima generazione e innovazione, dotata di massima ignifugità, resistenza a liquidi e fluidi e di leggerezza mai realizzata prima. Antistatica e antimagnetica, la tuta ha prestazioni di traspirabilità superiori a tessuti con le stesse doti, e garantisce il mantenimento della temperatura corporea. Secondo Sperandini, la tuta "è nata con l’obiettivo di aumentare il comfort psicofisico dell’astronauta (è assemblata con oltre 200 pezzi), e per monitorare i dati medici aumentando controllo e sicurezza". La sfida è stata "rendere il materiale leggero, traspirante e termoregolatore" e "integrare funzioni di rilevamento dati, con il comfort e il design".

"Fondamentale" la collaborazione con Aeronautica Militare Italiana, di cui Villadei è colonnello, che ha dato origine ad una missione dai risvolti anche industriali del Made in Italy. La SFS2 è figlia della SFS1 che era stata predisposta e testata per la missione scientifica del 29 giugno scorso dell’Aeronautica Militare Virtute 1. Questa volta si tratta invece di una missione di due settimane.

Tiziana Petrelli