Nasce il dizionario del tartufo ad opera di Vaccari e Cristini

Si annuncia come una futura pietra miliare del settore il primo dizionario del tartufo, scritto da Stefano Vaccari e dal mercatellese Giuseppe Cristini. Il volume, in cinque lingue (oltre all’italiano, inglese, cinese, giapponese e arabo), verrà presentato giovedì alle 12 a Roma, nella sede del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura).

Il dizionario è la prima opera in assoluto nel suo genere, ed è stata pensata dagli autori per raccontare tutti – o quasi – i vocaboli attinenti al prezioso tubero. "Si va dai riferimenti botanici – spiega Cristini – a quelli gastronomici, dal mito del tartufo alla tradizione dei cavatori. È un libro che vuole raccontare a chi opera nel settore ma non vive nei luoghi dove lo si raccoglie, tutti i lati più e meno noti del tartufo. Dopo un anno circa di lavoro, assieme al coautore Stefano Vaccari, direttore generale del Crea, abbiamo dato luce a un testo che si rivolge potenzialmente a quattro miliardi di persone, in tutti i continenti. C’è l’ambizione che possa diventare un riferimento per tanti e un utile fonte di notizie e riferimenti utili per chi col tartufo, in ogni angolo del mondo, ci lavora".

Giova ricordare che il tartufo, pur essendo ormai famoso universalmente, viene raccolto, in particolare il bianco pregiato, solo in pochissime aree del pianeta. Oltre alla nostra zona del centro Italia, lo si trova in Piemonte, in Molise, in Istria. Il nero c’è in Francia, in Spagna, in alcune località anche in Australia. Per il resto, non solo non c’è, ma non lo si può nemmeno coltivare a causa della mancanza delle condizioni climatiche e del terreno e delle piante adatte. È dunque una preziosa risorsa non solo di cui andare fieri, ma anche da tutelare e preservare, anche in relazione ai cambiamenti climatici che impongono nuove strategie per tutelare il microclima del sottobosco con sempre meno piogge. Questo ed altro, da oggi lo si trova nel Dizionario del Tartufo.

Giovanni Volponi