Naturalisti in rivolta: "Per stanare i pusher stanno distruggendo l’ecosistema del Parco"

Ieri al Miralfiore le seghe elettriche sono tornate in azione in più aree. Andrea Fazi: "Si vuole ridurre tutto a una sorta di giardino condominiale. ignorando i benefici per clima, riduzione di inquinamento e di rumori".

Naturalisti in rivolta: "Per stanare  i pusher stanno distruggendo l’ecosistema del Parco"

Naturalisti in rivolta: "Per stanare i pusher stanno distruggendo l’ecosistema del Parco"

Le seghe elettriche sono entrate in azione nel parco Miralfiore con una intensità che sta sollevando non poche perplessità tra gli ambientalisti. I mezzi comunali anche ieri hanno operato intensamente su due fronti: in una parte del parco per mettere in sicurezza i tronchi e i rami precipitati a terra con la tempesta di vento delle settimane scorse, e in questo caso si tratta di prevenire rischi per chi cammina o corre tra i sentieri. In altre zone del parco invece stanno sparendo porzioni di vegetazione per mettere a nudo lo spaccio di droga e impedire agli spacciatori di continuare la loro opera quotidiana che va avanti da anni, tra la preoccupazione e le denunce delle famiglie di residenti e di chi frequenta il Miralfiore. Anche ieri l’area vicino ai giochi per bambini è stata disboscata. Ora si vedono piante in successione, file intervallate da ampi spazi diradati dove possono passare anche mezzi stradali.

Andrea Fazi, naturalista, ha presidiato ieri il parco assieme ad altri ambientalisti, per fare il punto della situazione: "Tagliano, tagliano, tagliano – dice – da tre anni a questa parte la politica è di tagliare a abbattere in una logica che chiamano “pulizia“ per cui ogni cosa piccola, giovani piante, arbusti, sottobosco, deve essere eliminata. Si vuole ridurre in questo modo il parco a un giardino condominiale con un albero ogni tanto, ignorando che il bosco vero è fatto di strutture". Fazi spiega anche le conseguenze: "La prima è che più elimini copertura vegetale e meno è efficace la funzione sistemica del bosco. Il quale ha molti compiti importanti: assorbimento di anidride carbonica, che è un obbligo che ci siamo presi rispetto a tanti Paesi del mondo. Tutti stanno facendo boschi urbani e noi li stiamo abbattendo. Il Miralfiore garantisce a Pesaro anche emissione di ossigeno, filtro di rumori e di particolato atmosferico, e, aspetto che ha una grande importanza oggi , ha una funzione climatica importantissima. Ovvero: più foglie, più ombra, più ombra, più fresco. Il benefico influsso del fresco su una zona cittadina si fa sentire, anche nel caso del parco Miralfiore, per diverse centinaia di metri attorno. Il parco ha una funzione che serve a tutto il quartiere".

Per Fazi "i danni che si stanno facendo sono gravissimi. Se smettiamo di farne adesso, potremmo ripararli in trent’anni. Questi sono boschi che hanno decine e decine di anni di età, e che esistono già prima che la proprietà fosse del conte Albani. Noi in tre anni stiamo abbattendo un sistema biologico che si è formato in diverse decine di anni. Il tutto in nome di una idea di sorveglianza, tutela, controllo che passa attraverso la distruzione. Io non voglio dire che la sorveglianza non sia importante, ma bisogna vedere il costo e il costo che stiamo imponendo al parco e alla salubrità della città è altissimo. Il gioco non vale la candela".

E in futuro, secondo Fazi, potrebbe andare peggio: "La previsione è mettere mano a tutti i boschi del parco. L’ultimo rimasto indenne è il bosco storico, ma vogliono intervenire anche lì riducendo il tutto a un albero qui, uno là e nel mezzo passa il trincia tutto che toglie ogni forma di vita tra una pianta e l’altra. Si vuol far fare a questa area la stessa fine che ha fatto il bosco dove c’era la frutta: estinguerla. Il bosco storico insiste tra la villa e la ferrovia, lì c’erano sentieri e piazzette che servivano ai signori quando il parco era privato. Poi c’è il rimboschimento fatto al tempo del conte. Queste zone rischiano di fare la stessa fine che ha fatto l’ex bosco di susini, dove c’erano anche meli, peri e altro, e che adesso non c’è più. Questa zona verde, questo frutteto naturale faceva da filtro tra il parco e la ferrovia. Ora che non c’è più ne paghiamo le conseguenze: i treni si vedono e soprattutto si sentono passare e chi passeggia nel Parco ascolta anche il rumore degli annunci che scandiscono gli arrivi e le partenze. La protezione del bosco è venuta meno. Accadrà la stessa cosa anche in altre zone del Parco se continueremo così"

Davide Eusebi