Pasqua, che turismo è stato?. Filippetti: "Soltanto mordi e fuggi. Da Pesaro 2024 mi aspettavo di più"

Il principale albergatore cittadino: "Non ho aperto Excelsior e Nautilus perché mancava la domanda. Avevo attese più alte dalla Capitale della cultura. In questi giorni solo gente che spende poco, visitatori locali".

Pasqua, che turismo è stato?. Filippetti: "Soltanto mordi e fuggi. Da Pesaro 2024 mi aspettavo di più"

Pasqua, che turismo è stato?. Filippetti: "Soltanto mordi e fuggi. Da Pesaro 2024 mi aspettavo di più"

Per chi suona la campana di Pasqua, sotto il profilo turistico? "La decisione di non aprire gli hotel Excelsior e Nautilus è stata guidata dalla mancanza di una domanda adeguata per strutture a 4 e 5 stelle. La risposta è semplice", dice Nardo Filippetti che oltre a questi due hotel ha anche il Charlie "che invece ha lavorato" con la sua clientela.

Che turismo c’è stato, al di là delle apparenze?

"La clientela era principalmente composta da visitatori locali, interessati a trascorrere una giornata fuori porta, con un budget limitato, più un turismo mordi e fuggi. Si è registrata un’assenza significativa di turisti appartenenti a fasce più elevate, così come dei visitatori stranieri, che tendono a spendere di più".

E allora?

"Il quesito che dobbiamo porci è di un altro tipo. Questa è una città, ma anche una categoria, la mia, che non va a cercare la clientela, ma viene comprata. E la cosa è ben diversa. Finché il prezzo lo stabilisce chi compra e non chi vende, questo è il risultato. Un’ottica che va cambiata".

Sarebbe?

"Se vogliamo puntare sullo sport e sui tornei sportivi, ci dobbiamo accontentare di 45 euro per pernottamento, prima colazione, pranzo e cena. Come facciamo a pagare le spese (il personale, il riscaldamento, etc)? Stiamo lavorando per sopravvivere. Non è questo il target che movimenta la bassa stagione: la città ha potenziale per attrarre una clientela di livello superiore. Sebbene gli eventi sportivi siano ben accetti, è cruciale che noi albergatori stabiliamo dei prezzi che non siano oggetto di negoziazione e che, soprattutto, generino entrate significative anche per il territorio".

Scaricando a terra questa riflessione?

"Se continuiamo così siamo destinati a morire anche perché nel settore alberghiero, purtroppo, tolti 4-5 imprenditori veri, non c’è stato nemmeno un vero ricambio generazionale né una voglia di investire per rinnovarsi e riammodernare le strutture. Inoltre non abbiamo neanche una ricettività con migliaia di alberghi come a Rimini né alberghi con centinaia di camere per portare turismo di massa quindi non abbiamo scelta: dobbiamo puntare sulla qualità. E’ doveroso un confronto chiaro tra albergatori ed amministrazione".

Ma c’è classe imprenditoriale?

"Negli anni sessanta-settanta c’era fermento, voglia di fare e c’era una classe imprenditoriale che voleva crescere. Se non si investe non si può crescere e non si può puntare ad una clientela diversa da quella con un budget di spesa limitato, ed a quel punto si entra in concorrenza con agriturismi e B&B dove i prezzi di pernottamento e prima colazione sono piu alti di quelli che vengono proposti a noi per la pensione completa".

Livello di attrazione della città?

"Diciamo le cose per quelle che sono. Non mi sembra che ad oggi ci siano stati eventi tali da poter suscitare una domanda piu forte. L’aspettativa dalla Capitale della Cultura era molto piu alta, almeno da parte mia. Lo dico con rammarico, perché sono stato il primo a crederci e a investire, tanto da diventare partner dell’iniziativa mettendo a disposizione esperienza, know-how e capitali. Mi sarei aspettato un risultato diverso sia in termini di eventi e iniziative, sia come promozione, sul territorio e soprattutto all’estero, per raggiungere un turista con capacità di spesa più alta. Il territorio ha molto da offrire per chi volesse decidere di prolungare il soggiorno".

Per lei che ha un cinque stelle, al momento chiuso, tutto questo cosa comporta?

"Comporta che rischiamo di perdere il turismo di livello, che vale circa un 10% del totale e che potrebbe essere molto più elevato. Perché uno deve spendere qualche centinaio di euro al giorno per avere poi intorno quello che abbiamo visto in questi giorni pasquali? Se uno spende mediamente 40 euro per andare al ristorante, si potrà pensare poi di tenere una struttura ricettiva aperta per 50 euro al giorno in pensione completa? Io penso che un prodotto di questo genere susciti anche perplessità nell’acquirente e potrebbe generare diffidenza sulla destinazione e sulla qualità".

Quindi?

"Meglio avere meno turisti ma che spendono 300/500 euro al giorno che tanti che di euro ne spendono 50. Una città come la nostra è vero che ha 40 hotel, ma le strutture vere e tenute bene sono poche. Potremmo essere una chicca sotto il profilo turistico per clienti interessati a un turismo di livello".

Semplificando...

"Se Pesaro diventasse una destinazione di richiamo, il prezzo perderebbe d’importanza. La nostra attenzione dovrebbe spostarsi dal semplice aumento dei numeri verso la ricerca di un turismo di qualità, piuttosto che di quantità".

Lei che ruolo recita in questo sistema?

"Mi sono sempre reso disponibile a mettere a disposizione la mia conoscenza e la mia esperienza per fare crescere questa destinazione e far cambiare la percezione di Pesaro, città che ha molto da offrire e che dovrebbe distinguersi rispetto alle città limitrofe, più votate ad un turismo di massa. Città che deve puntare più in alto in modo da attirare turisti per almeno 8/10 mesi all’anno".

m.g.