Protocollo segreto e cortocircuiti della nostra storia

Si presenta martedì in Comune il nuovo studio della Salomoni sul patto Molotov-Ribbentrop.

Protocollo segreto  e cortocircuiti  della nostra storia

Protocollo segreto e cortocircuiti della nostra storia

Martedì alle ore 17,30 nella sala del Consiglio comunale di Pesaro nell’ambito della serie “Pesaro Storie“ organizzata dalla Società pesarese di studi storici viene proposta una conversazione di Antonella Salomoni, autrice di “Il protocollo segreto. Il patto Molotov-Ribbentrop e la falsificazione della storia“ (il Mulino 2022).

La vicenda è nota: attorno a mezzanotte del 21 agosto 1939 la radio di Berlino interruppe i programmi per trasmettere una notizia che colse tantissimi di sorpresa: i governi del Reich tedesco e dell’Unione sovietica si erano accordati per un patto di non aggressione, e due giorni più tardi – continuava l’annuncio – il ministro degli Esteri tedesco Joachim Ribbentrop si sarebbe recato a Mosca per concludere il negoziato. Con il facile senno del poi, sappiamo che quello, di fatto, fu l’inizio del secondo conflitto mondiale (anche se si può eccepire che il punto di non ritorno fu la conferenza di Monaco di undici mesi prima).

Molto meno nota, e a lungo tenacemente negata, è la vicenda del protocollo segreto annesso a quel trattato, tramite il quale la Polonia venne spartita e intere Nazioni assegnate a forza a questa o a quella area di influenza. Di ciò e delle conseguenze di quel patto, comprese le chiamate di correo per lo scatenamento del conflitto, parla il libro, non senza osservare che la tendenza sovietica, e poi russa, ha sempre denunciato la tendenza “occidentale“ a minimizzare responsabilità e cedimenti della conferenza di Monaco del 29 e 30 settembre 1938. Evocato durante il processo di Norimberga, pubblicato poi in Occidente ma in base a copie non certificate, il protocollo segreto scatenò una controversia che ruotò attorno a un opuscolo di 80 pagine, “I falsificatori della storia“, supervisionato da Andrej Vyšinskij, ministro degli Esteri dell’Urss. Per il campo occidentale il protocollo segreto era vero, per i sovietici e loro seguaci un falso. E anche il ritrovamento del documento autentico nel 1992 ne ha inasprito l’interpretazione.

r. p. u.