Rancitella, no alla caccia. Cittadini e Lac Marche inviano le diffide

A Rancitella di Urbino, 35 residenti respingono la caccia e diffidano le autorità regionali per opporsi alla riapertura del centro di riproduzione della fauna selvatica. La convivenza tra abitanti e cacciatori è stata segnata da minacce e bracconaggio, portando alla creazione di un'area protetta nel 2018.

Da Rancitella di Urbino si ribadisce il no alla caccia. Sono 35 i residenti, con il supporto della Lac Marche, che hanno sottoscritto una diffida al presidente della Regione Marche, dell’assessore regionale alla caccia, del presidente e dei componenti della Il Commissione consiliare, del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, del presidente dell’ A.T.C. Ps1, di funzionari e responsabili regionali. Il motivo? Opporsi alla possibile riapertura alla caccia del centro di riproduzione di fauna selvatica di Rancitella.

"La zona di Rancitella – scrive il delegato Lac Marche, Danilo Baldini – è un’area molto interessante dal punto di vista paesaggistico, ed altrettanto ricca di biodiversità e di fauna selvatica, visto che prima la zona era scarsamente abitata. Un vero “paradiso“ per i cacciatori, abituati a scorrazzare liberamente ovunque, senza rispettare limiti e distanze dalle abitazioni rurali, in gran parte disabitate. Ma da 20 anni tutta la zona si è ripopolata". Da qui ci sarebbe stato l’inizio delle difficoltà con la convivenza "tra i nuovi arrivati e i cacciatori locali che assumevano atteggiamenti arroganti nei confronti dei nuovi residenti, arrivando in molti casi a minacciarli. La situazione è quindi degenerata nel tempo con frequenti episodi di bracconaggio notturno e con fucilate in direzione delle case, ma soprattutto con l’invio di lettere minatorie e di vere e proprie minacce nei confronti di alcuni residenti che avevano richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per far rispettare le distanze di sparo".

Gli abitanti, nel tempo, hanno inviato numerosi esposti e denunce alla Procura e al Prefetto di Pesaro e Urbino, "finché nel 2010, Regione e Provincia hanno deciso di istituire una zona di ripopolamento e cattura, trasformata nel 2018 in un centro pubblico di riproduzione della fauna selvatica, con il divieto di caccia in tutta l’area. Questa decisione non è stata però mai accettata da una parte del mondo venatorio".

fra. pier.