Revoca della cittadinanza rinviata. Il caso Mussolini resta in stand by

Intanto Labbate, studioso di storia contemporanea: "Non dimentichiamo le radici. Acca Larenzia docet".

Rinviato l’ordine del giorno sulla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini presentato dalla consigliera comunale di In Comune, Carla Luzi, a seguito della richiesta avanzata un mese fa dall’ex assessore Dino Zacchilli. Lo ha deciso il consiglio comunale, nella seduta di ieri sera (15 favorevoli, 8 astenuti), su iniziativa della stessa Luzi che ha così giustificato la proposta: "Nelle ultime ore mi sono arrivate diverse integrazioni dell’ordine del giorno che vorrei esaminare con tranquillità".

Intanto nel dibattito che si è aperto sulla revoca della cittadinanza a Mussolini interviene anche Marco Labbate, assegnista di Storia contemporanea. "La revoca della cittadinanza onoraria – commenta – a un dittatore che ha provocato stragi, e lutti, ha conculcato la libertà, ha basato il suo potere su una rete ramificata di corruzione, ha fornito un contributo decisivo alla shoah, ha legittimato i massacri nei paesi occupati, ha portato l’Italia nel disastro vergognoso della seconda guerra mondiale come paese aggressore, è un atto simbolico simile al rinnovo delle promesse degli sposi: le istituzioni ribadiscono il loro sì a una scelta democratica nata dalla lotta al fascismo. Una democrazia che dimentica le sue radici, rischia di perdere sé stessa e il valore della Costituzione che la garantisce. Acca Larenzia docet".

"L’assassinio di Matteotti costituisce un momento di cesura nella storia d’Italia: una democrazia non può esimersi dal ricordare i propri precursori ed escludere dal suo spazio celebrativo chi l’aveva voluta annientare. Mi ha sorpreso la levata di alcune voci in favore del mantenimento della cittadinanza onoraria a Mussolini, con teorie alquante bislacche, che facevano un minestrone di cancel culture, abbattimento dei monumenti, rimozione della cittadinanza e valore della storia (pervertita a uso e consumo di chi vi si appella). L’ultima in ordine di tempo, portava come giustificazione una lettera in possesso di un collezionista fanese, nella quale Ruggiero Ruggieri ringraziava Mussolini per una onorificenza ricevuta. Alla sagra surreale in difesa della cittadinanza a Mussolini ha partecipato anche Elmo Santini, mettendo insieme la revoca della cittadinanza con la rimozione, non contemplata da nessuno, della statua d’Augusto di fronte all’Arco".

"Ora, la differenza tra un atto amministrativo simbolico e un intervento nello spazio urbano è cosa lapalissiana. Inoltre Santini nel tratteggiare il successo del fascismo alle elezioni del 1923 omette il contesto di violenza dispiegato nella provincia di Pesaro su impulso del ras locale, uno dei peggiori criminali prodotti dal fascismo, Raffaello Riccardi, e dimentica il dato dell’astensionismo in quelle elezioni. Si trattiene inoltre dal rammentare che il conferimento della cittadinanza si inserisce dentro un processo coattivo di fascistizzazione delle istituzioni. Infine lega la cittadinanza al capo del fascismo con il dono fatto a Fano della statua di Augusto undici anni dopo. In realtà non c’è nessuna relazione– conclude Labbate –: siamo dentro il contesto celebrativo del bimillenario di Augusto, volto a celebrare un altro impero e un altro imperatore".