Riceci, il sindaco Ricci si smarca: "Io non lo sapevo, c’è chi mente. A volerla è Tiviroli e pochi altri"

L’incredibile sviluppo della vicenda ha messo in luce l’autoreferenzialità di Marche Multiservizi. Ma è già stata la Corte dei Conti nel 2019 a definire i soci pubblici spossessati di "ogni forma di controllo".

Riceci, il sindaco Ricci si smarca: "Io non lo sapevo, c’è chi mente. A volerla è Tiviroli e pochi altri"

Riceci, il sindaco Ricci si smarca: "Io non lo sapevo, c’è chi mente. A volerla è Tiviroli e pochi altri"

Matteo Ricci non ci sta a passare per quello che prima dice sì alla discarica di Riceci e poi dice no perché la gente protesta. Così ieri ha scritto: "Sindaco e Comune di Pesaro non erano al corrente del progetto della discarica di Riceci. È il frutto di un’iniziativa dell’amministratore delegato di Marche multiservizi. Ma è certo che la discarica non si farà. Sono venuto a conoscenza appena emerse le prime polemiche – scrive Ricci - e quando ho chiesto informazioni mi è stato risposto che i comuni interessati erano d’accordo e non c’erano problemi. Ho previsto che, uno alla volta, i comuni avrebbero cambiato idea. E così hanno fatto. Prima il Comune di Petriano, poi quello di Urbino – continua Ricci – La Regione Marche è uscita dicendo che non c’erano le distanze". Poi Ricci ricorda di aver avuto "uno scontro molto duro all’interno di Marche multiservizi, con Hera e con i soci che difendevano il progetto di Riceci".

Secondo Ricci serve un’alternativa da inserire nel Piano regionale dei rifiuti: "La discarica non si farà. La Regione Marche faccia ciò che deve fare, programmi. E la Provincia, che ha la responsabilità dell’iter autorizzativo, lo chiuda il prima possibile". E per chi lo ha accusato di dire il falso, il primo cittadino di Pesaro dice che "Nessuno può smentire quello che ho detto perché è la verità. Chi afferma il contrario mente sapendo di mentire".

In questa incredibile storia di Riceci fatta di pressapochismo e di milioni di euro spesi come fossero coriandoli perché il business dei rifiuti permette di azzardare, spicca una semplice realtà: Marche Multiservizi, da società di servizi, è diventata autoreferenziale senza trovare ostacoli né dai soci né dal cda, che è di nomina politica e senza alcun membro con delle competenze specifiche. Nessuno, fondamentalmente, sa qualcosa di ciò che si parla, eccetto i componenti di nomina Hera, che sono dipendenti. Questo ha portato ad attribuire di fatto al solo amministratore delegato Mauro Tiviroli un potere unico su strategie, alleanze, acquisizioni e investimenti. Il cda ratificava di tanto in tanto tutto quello che gli veniva portato alla firma ammirato più che interessato a capirne di più. Ed è quello che affermò Margherita Pedinelli quando l’estate scorsa si dimise dal cda perché tenuta all’oscuro dell’operazione Riceci. Non è un caso che i patti parasociali tra Hera e Comuni siano stati definiti dalla stessa Corte di Conti, sezioni riunite con sentenza n.16 del 2019 a favore del socio minoritario, ossia Hera. Scrivono i giudici: "Dalla situazione di fatto risulta evidente che non è configurabile alcun controllo su Marche multiservizi da parte degli enti pubblici".

ro.da.