Scontro sugli uffici comunali di via santa Chiara

Gambini: "Vogliono far credere che vogliamo vendere il convento, ma non è vero". Crespini: "Gli uffici da cedere vanno dati gratis"

Scontro sugli uffici comunali di via santa Chiara

Scontro sugli uffici comunali di via santa Chiara

L’ex monastero della discordia non smette di discutere: parliamo dell’ala di pertinenza comunale (1.454 mq su tre piani) dell’antico convento di Santa Chiara, attuale sede degli uffici tecnici municipali. Questa porzione dell’enorme edificio, per gran parte occupato dall’ISIA, è stata infatti inserita, con delibera del consiglio comunale dell’8 aprile, tra i beni da alienare, con prezzo a corpo di quattro milioni di euro, suscitando varie proteste nell’opposizione, fino ad una raccolta firme per fermarla promossa dalla lista “Futura“ della candidata sindaco Francesca Crespini.

E ora sul tema interviene direttamente il sindaco Maurizio Gambini: "Chi ha lanciato una raccolta firme sta facendo una campagna ingannevole: è stato inserito nel piano delle valorizzazioni e alienazioni il palazzo adiacente l’ex monastero dove oggi hanno sede gli uffici edilizia urbanistica e tecnico. Il corpo principale di Santa Chiara è dato in concessione all’ISIA e tale rimarrà, nessuno lo mette in discussione. La decisione segue una richiesta, avanzata prima dall’università e poi dall’ISIA, di avere a disposizione nuovi spazi, per sopperire a esigenze di espansione dovute ad aumento degli studenti e dell’offerta formativa, e quello stabile è in posizione strategica, per cui si è deciso di acquisire il palazzo in via Bramante ex Agenzia delle Entrate per trasferirvi gli uffici tecnici e liberare Santa Chiara. Ora, le ipotesi messe sul piatto sono la locazione, per cui abbiamo già un accordo con ISIA per il piano terra, o eventualmente anche la vendita, nel caso in cui riescano ad intercettare fondi dal Ministero nell’ambito del PNRR per la riqualificazione. Attuiamo questo metodo da anni con tutte le scuole di ogni ordine e grado, vero core business del nostro tessuto sociale ed economico, prodigandoci in ogni modo, e lo dimostrano le concessioni di spazi attuali o passate fatte ad Accademia, Scuola del Libro, Liceo Raffaello, scuola dell’infanzia Oddi, Liceo Baldi e Scuola di Giornalismo".

Chiude Gambini: "Chi fa propaganda diffondendo falsità, tra l’altro facilmente smentibili perché l’Amministrazione non nasconde nulla, inganna i cittadini sapendo di farlo, ancor più perché millantano la volontà di valorizzare e potenziare l’ISIA e gli altri Istituti di Alta Formazione". Pronta la replica di Francesca Crespini: "Innanzitutto a noi risulta che né Università né ISIA abbiano i soldi per acquistare l’immobile, anche se ovviamente all’ISIA servirebbe (e non all’università). Dunque perché inserirlo nel piano alienazioni? Se c’è intenzione di fare una vendita diretta, basterebbe un accordo; viceversa se lo si vuole locare non serve metterlo in vendita. Ma noi, e con noi oltre 600 persone che hanno firmato la petizione, siamo contrari a entrambe le ipotesi: vendere un fabbricato antico, nel cuore del centro, con una storia lunghissima, è comunque sempre un impoverimento del patrimonio comunale che è già dissanguato, a prescindere dall’acquirente, che paradossalmente potrebbe essere chiunque, nel momento in cui si presenti qualcuno con 4 milioni. “Futura“ sostiene a gran voce un’unica soluzione: il comodato gratuito all’ISIA, e che venga ritirato dal piano alienazioni, rimanendo per sempre degli Urbinati. Ma ormai abbiamo constatato che il comune gratis non dà nulla: anche palazzo Odasi all’Accademia è in affitto, e queste istituzioni anche se hanno fame di spazi non possono permettersi spese ingenti, per cui non vorremmo che scelgano in futuro di spostarsi fuori da Urbino, dove vengono promessi spazi gratuitamente. Invece il comodato gratuito, sia di Santa Chiara che di ogni altro locale dato alle istituzioni artistiche, potrebbe essere inserito in un accordo che preveda ad esempio in cambio l’allestimento di “quartieri artistici“, affidando una zona all’ISIA, una all’Accademia e così via, che le animino e le arricchiscano con le loro attività e opere. L’importante è che Santa Chiara non si venda". Giovanni Volponi