"Un giorno rapinavo, l’altro rubavo". Massimo, il ragazzo di 19 anni rinato: "La mia nuova vita a ‘Utopia’"

Era stato coinvolto anche nelle scorribande della baby gang di piazza Redi, poi la condanna. Fa i lavori socialmente utili nel bar-ristorante del Miralfiore: "Sono uno dei capi cuochi. E sto bene".

Massimo Amadori (a destra) con un collega di Utopia

Massimo Amadori (a destra) con un collega di Utopia

Pesaro, 18 aprile 2024 – Furti, spaccio, rapine e compagnie sbagliate. Poi la condanna: 6 mesi ai domiciliari e lavori socialmente utili alla onlus Gulliver, prima alla Bottega del riuso e adesso come capo cuoco al bar-ristorante Utopia. Massimo Amadori, 19 anni, ha messo la testa a posto – o almeno così sembra – dopo anni di illegalità e oltre una decina di denunce alle spalle relative a quando era ancora minorenne.

Compagnie sbagliate lo avevano anche portato ad essere immischiato in qualche episodio della baby gang di piazza Redi, che per mesi ha tenuto sotto scacco i residenti e i commercianti della zona.

Ma adesso, come se li ricorda quei periodi?

"Brutti. Non avevo uno scopo, la scuola non mi piaceva e mi ritrovavo a passare tutto il mio tempo in giro per le strade della città insieme a chi come me viveva lo stesso disagio. Un giorno rapinavo, un altro rubavo, sono stato denunciato anche per lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale. Purtroppo, ero in un tunnel buio e non riuscivo più ad uscirne".

Quando è cambiato tutto?

"Nel 2021, quando ho avuto il mio primo confronto con il giudice che mi ha condannato: domiciliari e poi lavori socialmente utili che ho iniziato proprio in quell’anno con la Gulliver. Qualcosa in me in quell’esatto momento è cambiato. Avevo capito che dovevo cambiare rotta perché quella non era più vita".

Non sono stati periodi facili, come li ha affrontati?

"Nulla è stato facile, però ad oggi, che vedo le cose in modo più lucido, mi rendo conto che è difficile uscire dal giro. Ci vuole tanta forza di volontà e delle persone che siano pronte ad aiutarti, che ti tendano la mano".

Oggi che ha scoperto anche il mondo del lavoro, come si trova?

"Io ho scoperto la vita insieme al mondo del lavoro. Oggi sono uno dei capi cuochi nel ristorante Utopia, al parco Miralfiore. Siamo diversi tutor e abbiamo il ruolo di controllare che tutto vada per il meglio, che nessun ragazzo si faccia male e che sia tutto in ordine. Grazie al lavoro ho scoperto che amo aiutare gli altri e che questo mi fa sentire a mio agio".

Adesso che arriveranno anche alcuni suoi coetanei per svolgere i lavori socialmente utili proprio alla onlus Gulliver, dopo la sentenza del tribunale di Ancona per 4 minorenni della baby gang di piazza Redi, come pensa si affacceranno alla nuova vita?

"Sarà la loro rinascita e io sarò lì a tendere una mano ad ognuno di loro come al tempo lo fece Andrea Boccanera (il presidente onlus Gulliver) con me".

Cosa le piace di più del suo lavoro?

"Il fatto che siamo tutti uguali, ogni ragazzo dentro Utopia io lo considero un mio fratello. Se uno sbaglia non ci sono urla e insulti ma ci si aiuta, si cresce insieme".

Ora è soddisfatto della sua nuova vita?

"Si, sono veramente felice e la cosa che mi rende più orgoglioso di tutte è che adesso che sto portando avanti il tirocinio ad Utopia, guadagno anche un piccolo stipendio con il quale posso togliermi i miei sfizi. Sono soldi puliti con cui mi sto pagando la patente e il cellulare nuovo".

Un augurio personale per il suo futuro?

"Di continuare a fare questo lavoro per tutta la vita. Amo cucinare e devo dire che in tanti mi fanno anche i complimenti, non so se siano finti o sinceri ma sono comunque apprezzati".