Un “gran lusso“ nella prigione del vescovo

A Fossombrone si lavora, grazie ai volontari, per rendere visitabile il luogo di carcerazione all’interno del duomo. Molte le sorprese

Un “gran lusso“ nella prigione del vescovo

Un “gran lusso“ nella prigione del vescovo

Come ognun sa, a questo mondo spesso neanche la prigione è uguale per tutti. È il pensiero che ci è venuto visitando assieme a Luca Cangini la cella della ex prigione vescovile di Fossombrone, che sta più o meno dalle parti dell’abside della chiesa-cattedrale, addossata alla base dell’antica torre Accorambona, poi demolita e la cui parte più bassa è stata inglobata nel complesso.

Luca Cangini è il responsabile dei beni culturali della parrocchia del duomo e in questi giorni assieme a Daniele Bartolini si sta sporcando le mani per rendere fruibile al pubblico l’antica prigione vescovile e il vicino archivio, una miniera di informazioni sulla vita a Fossombrone e nel circondario, con documenti che datano a partire dal Trecento.

Racconta Cangini: "Sono quasi due mesi che con Daniele e con un altro ragazzo che ci aiuta, Giulio, stiamo lavorando a questo luogo per riuscire a renderlo visitabile dalla cittadinanza e dai turisti. Tra pochi giorni archivio storico diocesano, prigione e base della torre Accorambona, che abbiamo ritrovato durante questo lavoro, saranno visitabili per la prima volta. La prigione è abbastanza peculiare: perché era esposta a sud, dava sull’orto del vescovo, era sopraelevata, quindi non c’era umidità, aveva una latrina. Non solo, abbiamo anche scoperto che quasi certamente era riscaldata. Negli anni Novanta per dei lavori è stata demolita in parte la volta che le faceva da soffitto: poiché le pianelle del pavimento del piano di sopra e le travi che le sostengono sono annerite dalla fuliggine, ne abbiamo dedotto che la cella doveva essere anche riscaldata, probabilmente con uno o più bracieri".

Se consideriamo che questa prigione poteva ospitare anche dei sacerdoti, demandati al foro eccelsiastico (privilegium fori), non si sfugge alla suggestione che la cella fosse stata progettata con un occhio di riguardo per i suoi ospiti.

Nella cella sono stati trovati dei graffiti…

"Sì, ce ne sono diversi e i più interessanti li abbiamo rintracciati in fondo a questo ambiente. La cella, sui 15 metri quadri, era per tre persone e a una estremità ospita un vano molto angusto che ipotizziamo dovesse funzionare da cella di rigore: su quel muro ci sono dei velieri, probabilmente fatti da dei marinai originari di Fossombrone, forse con una matita o un carboncino".

Quali erano i criminali che finivano qui?

"A parte i sacerdoti, riteniamo che si finisse qui per roba da poco: furti, risse e così via. Per dire, in archivio abbiamo ritrovato la denuncia del padrone di un cane cui era stato sparato un colpo di archibugio da non si sa chi. Un’altra racconta di una cassetta delle offerte scassinata in una chiesa. Nei prossimi mesi con Renzo Savelli cercheremo dei riscontri documentali dei graffiti e non solo…".

Doppia visita guidata (offerta di 5 euro) il Lunedì di Pasqua con partenza dalla chiesa di sant’Aldebrando alla Cittadella, poi quella degli Zandri e infine la cattedrale, il chiostro, l’archivio e le celle. Orari di inizio 10,30 e 15,30.

Adriano Biagioli