Un messaggio antiebraico che scomoda pure Dante

Su “Studia Oliveriana“ in uscita in questi giorni c’è un saggio del prof Fabrizio Battistelli su un aspetto inedito di un affresco a Pesaro.

Un messaggio antiebraico che scomoda pure Dante

Un messaggio antiebraico che scomoda pure Dante

Già nella sua vita avventurosa il nome e la figura di Dante Alighieri sono andati crescendo a dismisura debordando dalla letteratura alla teologia, alla cosmologia, alla politica, alla religione alla storia sacra. In sostanza sotto il "sistema" Dante poteva venire presentato o affiancato qualunque cosa. Un’occasione per rendersene conto lo abbiamo sotto casa ed è l’affresco della seconda metà del XIV secolo scoperto per caso solo nel 1948 e che si trova nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Pesaro: compare una figura umana dal dal naso grifagno e da altre caratteristiche d’abbigliamento ci fa ravvisare la figura di Dante che tiene in mano un cartiglio con su scritte alcune frasi in latino che, tradotte e sistemate, tirano in ballo il profeta Daniele: "Il profeta Daniele (dice): “quando sarà giunto il Santo dei Santi cesserà la vostra unzione“".

Ma che c’entra Dante con Daniele? "Se l’aspetto esteriore rinvia inequivocabilmente a Dante, che relazione ha con quest’ultimo Daniele, profeta dell’Antico Testamento?". A porsi questa domanda, e a trarne la risposta, è Fabrizio Battistelli che col suo articolo dal titolo "Una singolare immagine quattrocentesca di Dante e un caso di polemica antiebraica" apre la sezione delle Cronache oliveriane della rivista “Studia Oliveriana“, Quarta serie, volume IX anno MMXXIII, che pubblicherà gli atti del convegno “Nuove visioni museali“ tenutosi a Pesaro il 13 e 14 gennaio scorsi.

L’avvertimento contenuto nel cartiglio, secondo Battistelli, "è rivolto al popolo di Israele e ammonisce che, all’arrivo del Santo dei Santi, esso perderà la prerogativa del sacerdozio. Inequivocabile è che la chiesa identifichi in Gesù Cristo il Santo dei Santi. Lasciando da parte una specie di ermeneutica dell’Antico Testamento, che giustamente non appare fra le questioni prioritarie in questa sede, Battistelli si chiede invece: "Che cosa ha a che fare tutto ciò con l’Alighieri?".

E risponde: "Poco o meglio nulla, per quanto riguarda il merito del messaggio..." il fatto è che Dante era già e ormai "un personaggio di indiscussa autorevolezza e popolarità per i fedeli". E tuttavia la chiusura riapre in qualche modo i giochi: "l’assimilazione strumentale fra due grandi personaggi si è inconsapevolmente inserita nella scia di assimilazioni... non prive di significato sul piano sostanziale. Parliamo della prossimità, sino a sfiorare l’identificazione – chiarisce Battistelli – di cui Dante e Daniele sono stati protagonisti nel XIV secolo". Alcuni studiosi cominciarono dal fatto della comune sillaba “Dan“ iniziale dei due nomi. "La possibilità di comunicare al di là delle appartenenze culturali e religiose – conclude Battistelli – certamente è tra i pochi elementi di ottimismo che ci ispira oggi la condizione umana".

Franco Bertini