Un nuovo grande invaso o tanti laghetti sparsi?: "Qui manca il confronto"

Pierluigi Ferraro del Movimento Cinque Stelle sullo studio fatto dalle università: "Non ho trovato la comparazione sulle proposte ipotizzate in questi anni".

Un nuovo grande invaso o tanti laghetti sparsi?: "Qui manca il confronto"

Un nuovo grande invaso o tanti laghetti sparsi?: "Qui manca il confronto"

È stato presentato a Urbino il 22 scorso all’Assemblea dei sindaci, lo studio dell’Ato condotto da tre Università (compresa UniUrb) per la gestione dell’acqua nel territorio provinciale di Pesaro e Urbino. Il punto è: optare per un invaso o una rete di laghi? Su questo Pierluigi Ferraro, del Movimento 5 Stelle di Urbino e assessore all’ambiente a Montelabbate, ha delle osservazioni.

"Lo studio non prende assolutamente in esame il vero progetto di Rete Laghi illustrato mesi fa a Calcinelli di fronte al sottoscritto e all’assessore regionale Aguzzi – punteggia Ferraro –, dove si parla di laghi di oltre 10mila metri cubi e non laghetti, presi in esame nello studio, in realtà vasche menzionate nel decreto legge siccità di aprile scorso che ne limita la realizzazione ad una capienza massima di 50 mc di acqua (sufficiente per un piccolo orto), per ettaro di terreno coltivato. E poiché sono 6mila gli ettari coltivati in provincia, se ne ricava che potremmo realizzare laghetti per un totale 310 mila metricubi di acqua, su un consumo irriguo pari a circa 21 milioni di metricubi, quindi valutata come una irrisoria copertura del deficit irriguo, attorno all’1%. Un primo dubbio mi assale dopo aver approfondito il decreto legge, che va a modificare l’articolo 6 del Decreto 380 del 2001, che permette di realizzare questi laghi come “interventi eseguibili senza alcun titolo abilitativo“. Ma questo non preclude la realizzazione di laghi più grandi, e quindi riuscire ad irrigare più ettari. Al netto delle risorse disponibili e dei fabbisogni, distinti fra idropotabile (uso domestico) e irriguo (agricoltura), il consumo industriale è irrilevante, lo studio ci porta a soluzioni per il breve e medio periodo, in primis l’utilizzo (definita ottimizzazione) sistemico delle acque sotteranee dei pozzi di Sant’Anna a Fossombrone e il pozzo del Burano, per quest’ultimo previo un nuovo studio ad hoc per capire quanto prelevare costantemente".

Ferraro esprime alcuni dubbi. "Mms ha vinto un bando Pnrr da 27 milioni circa, di cui 8 milioni da mettere in tariffa per l’aumento delle bollette e il riutilizzo delle acque reflue per l’agricoltura, sinceramente qui la vedo un po’ dura perché occorre capire chi paga l’intervento, tutti i contatori o solo gli agricoltori, come avviene con il Consorzio di Bonifica? Non poteva mancare l’intervento di sfangamento degli invasi, che sappiamo non dipendere da noi ma da Regione e dal gestore. Mentre nel lungo periodo una sola soluzione: l’invaso, ammetto che un po’ di perplessità le ho, ma quella che mi fa più pensare è il fatto che manca la comparazione fra le due proposte tanto discusse in questi anni: rete dei laghi e grande invaso, entrambi da sviluppare nel lungo periodo e senza tirare in ballo il decreto legge siccità", conclude.

fra. pier.