Venezia spegne la luce ai cecchini della Vuelle: "L’obiettivo era rendere complicati i loro tiri"

Spahaija, coach della Reyer, nelle pieghe della gara: "Li avevamo studiati: se hanno spazio è diverso, come dimostrato a Brescia"

Venezia spegne la luce ai cecchini della Vuelle: "L’obiettivo era rendere complicati i loro tiri"

Venezia spegne la luce ai cecchini della Vuelle: "L’obiettivo era rendere complicati i loro tiri"

"La nostra idea era rendere complicati i tiri di Pesaro e ci siamo preparati su questo perché avevo visto a Brescia come tirano quando hanno spazio e infatti quasi tutti i tiri aperti li hanno messi". Neven Spahija ha riassunto in poche parole perché la partita della Vuelle è diventata tremendamente faticosa: il coach della Reyer ha preparato una difesa aggressiva ed attenta a non concedere mai soluzioni facili. E se una squadra fa largo uso del tiro da tre punti, affidandosi sin troppo al tiro pesante, è normale che perda la sua efficacia quando smarrisce la vena: perché un conto è tirare dall’arco con il 44% (1227 a Brescia), un altro con il 25% (728 contro l’Venezia). Una tesi confermata da Buscaglia, che l’ha subìta: "Ci hanno costretto ad attaccare sempre nello stesso canale e quando il tiro da tre è calato non riuscivamo più nemmeno ad arrivare al ferro – ammette il coach della Carpegna Prosciutto -. Non siamo mai riusciti ad esprimerci in attacco, abbiamo avuto un quarto da soli 9 punti con percentuali basse e all’intervallo avevamo il 18% dall’arco. La mia è una squadra che se crea poi arriva a dei tiri abbastanza aperti, invece stavolta è stata dura, lo dimostra anche il fatto che spesso siamo stati obbligati a tirare negli ultimi secondi dell’azione. Purtroppo a parte il passetto avanti fatto da McCallum, non abbiamo avuto un protagonista a trascinarci perché anche Bamforth ha preso un colpo alla caviglia nei primi minuti e il resto del tempo lo ha giocato stringendo i denti". L’esempio lampante dell’efficacia che è riuscita ad avere la difesa ospite è stata la prestazione di Bluiett, lo specialista del tiro da tre, un terminale che ha bisogno di essere innescato dai compagni: Trevon ha mandato a bersaglio i primi due siluri in apertura, poi è stato imbavagliato e non è più riuscito a segnare, se non un canestrino a partita già morta e sepolta. Anche per questo non avere un’alternativa sotto oltre a Totè è stato drammatico: ogni volta che Leonardo tornava in panca a rifiatare si apriva la voragine con Ford stralunato, Mazzola ancora indietro e ancora più in difficoltà se schierato da pivot e Schilling di nuovo impalpabile. Sperando che per Quincy si sia trattato solo di un episodio legato alla nascita del bimbo perché un conto è non essere coinvolto in attacco ma tirare giù 1 solo rimbalzo in 20’ contro gli 11 conquistati a Brescia non si spiega. Ma a questo punto urge una riflessione in casa biancorossa perché negare di avere un problema dentro l’area significa solo rimandare il momento in cui bisognerà affrontarlo. Elisabetta Ferri