"Via la cittadinanza a Mussolini": "Ma la storia non si cancella"

La scoperta del documento portato alla luce da Zacchilli apre un dibattito in città. L’Anpi: "Scempio da sanare". Ferri (Federiciana): "Preferisco guardare avanti". Pucci: "Perché il fatto riemerge proprio ora?".

"Via la cittadinanza a Mussolini": "Ma la storia non si cancella"

"Via la cittadinanza a Mussolini": "Ma la storia non si cancella"

di Anna Marchetti

Si sta rivelando una vera "scoperta" la cittadinanza onoraria che il consiglio comunale di Fano attribuì a Benito Mussolini il 24 maggio 1924. Scoperta portata alla luce dall’ex assessore Dino Zacchilli che ora ne chiede la revoca al sindaco Massimo Seri e all’assessore alla Memoria Samuele Mascarin. "Un documento – commenta il professor Samuele Giombi – di cui non conoscevo l’esistenza. Mi pare del resto che la cosa fosse piuttosto ignota. Non mi meraviglia troppo: la conoscenza storica difetta nel nostro paese da tempo. In ogni caso mai cancellare la storia, nessuna ‘cancel culture’ (dal nome del movimento che negli Usa vuole abbattere i simboli del passato coloniale o razzista). La storia del passato va conosciuta e conservata, semmai contestualizzata e spiegata agli uomini di oggi, che si tratti di un monumento materiale o di un documento scritto. Nel nostro caso dunque, quel documento (la cittadinanza a Mussolini) non va nascosto né cancellato. Anzi, va fatto conoscere, tolto dalla polvere di un archivio, spiegato nelle sue motivazioni di allora. Ed insieme va chiarito che esso ha perso oggi la sua validità sul piano giuridico o, se necessario, tale validità va formalmente e motivatamente revocata".

Un documento storico, che per il professor Giombi, andrebbe comunque fatto conoscere, esposto pubblicamente, magari attraverso una mostra. Sposa invece a pieno la proposta di Zacchilli, il presidente dell’Anpi Fano Francesco Boria: "Non conoscevo l’esistenza di tale documento, penso sarebbe opportuno procedere alla revoca di quella cittadinanza per porre rimedio a uno scempio storico che ha lasciato cicatrici indelebili". E ancora Boria: "Meglio tardi che mai. Mi chiedo come sia possibile che durante la prima Repubblica nessuno abbia portato alla luce questo documento e provveduto alla revoca di quella cittadinanza". Aggiunge il consigliere dell’Anpi provinciale Paolo Pagnoni: "Non possiamo che essere d’accordo con la proposta di Zacchilli, credo che ci siano le condizione per portarla avanti".

Non sapeva dell’esistenza di tale verbale neppure l’ex direttore della biblioteca Federiciana Marco Ferri: "Conosco la serietà di Dino Zacchilli, non so come giudicare tale proposta, penso che sia giusta anche se non mi appassiona: preferisco guardare avanti". Non si sbilancia in valutazioni neppure il professor Fiorangelo Pucci che con ironia commenta: "Non sapevo di tale documento ma sarebbe curioso capire perché esce proprio ora".