"Nessuna aggressione, negato un diritto"

La versione dei tre giovani indagati per interruzione di pubblico servizio: "Sui monopattini sugli autobus regolamento non chiaro"

"Non abbiamo aggredito nessuno e soprattutto ci siamo visti negare un diritto, quello di prendere l’autobus per il quale paghiamo 400 euro all’anno di abbonamento". Non sapevano di essere stati denunciati per interruzione di pubblico servizio e l’hanno imparato dal giornale. Ma, soprattutto, ci tengono a offrire la loro versione dei fatti sull’episodio di martedì pomeriggio poco dopo le 15, quando alla fermata di Sant’Alberto una 48enne autista di Start Romagna ha bloccato il pullman della linea 141 e chiesto l’intervento dei carabinieri dopo le rimostranze di tre giovani – un 22enne e due sorelle 18enni – a cui era stato impedito di far salire a bordo il monopattino elettrico. Anzitutto precisano che altri autisti non avevano fatto storie.

"Quando è arrivato il pullman – spiega il ragazzo – abbiamo chiesto all’autista se potessimo salire col monopattino". Il dubbio, insomma, c’era da subito.

"Ci ha risposto che occorreva chiuderlo in una borsa ignifuga, altrimenti vi sarebbe stato un rischio di incendio o esplosione. Gli abbiamo chiesto se era possibile metterlo nel cassone sottostante, dove vengono messe le valigie, ma anche questa opportunità ci è stata negata. A quel punto, è vero, ci siamo un po’ scaldati, ma siamo sempre rimasti a terra e non c’è stato alcun tipo di aggressione né contatto. Semplicemente le dicevamo: paghiamo 400 euro di abbonamento all’anno e lei non ci fa salire?".

A quel punto una delle due ragazze ha appoggiato lo zaino a terra e si è messa davanti all’autobus. "L’autista – precisa la giovane – aveva già detto che non sarebbe ripartita e che avrebbe atteso l’arrivo dell’ambulanza, e aveva già chiuso le porte. Solo in quel momento mi sono messa davanti al bus, dunque non io ma lei ha deciso di interrompere il servizio". La neo maggiorenne ritiene che fosse un suo diritto quello di protestare in quel modo, in ragione del fatto che si sentiva privata di un diritto. "Ho fatto presente che mia madre paga fior di quattrini per farmi prendere l’autobus. Non solo, mia sorella aveva speso 50 euro di biglietti del treno per andare in provincia di Bologna. E preciso che le regole sui monopattini a bordo non sono chiare: su internet c’è scritta una cosa, a Start ce ne hanno detta un’altra".

I tre giovani, inoltre, lamentano il fatto che ad un certo punto l’autista li avrebbe filmati col cellulare, verosimilmente con l’intenzione di tutelarsi e documentare l’accaduto. Casi di aggressioni sono frequenti, e anche recenti. "Ci ha dato fastidio – spiegano i ragazzi – che ci filmasse, sentivamo violata la nostra privacy". Così il 22 enne ha bussato contro la portiera: "Le chiedevo di cancellare il video".

Successivamente una delle sorelle, che vive non distante, aveva riportato a casa il monopattino, tornando alla fermata e pensando a quel punto di aver risolto tutto. Ma l’autista ormai non ne voleva più sapere ed è rimasta ferma sulla propria decisione. All’arrivo dei carabinieri i tre giovani dicono di aver parlato tranquillamente con loro e di non aver percepito alcuna intenzione di agire penalmente nei loro confronti. Al momento, tuttavia, è così. "Era la prima volta che mi capitava di perdere la pazienza – conclude la ragazza –, i nostri genitori ci hanno ben educati e non meritiamo di essere trattati da criminali e ritrovarci sul giornale per una denuncia di cui non sappiamo nulla".

Lorenzo Priviato