"Soffitte e terrazza aperte al pubblico"

I piani di Elena Rossoni, neodirettrice del Museo nazionale dell’età neoclassica in Romagna di Palazzo Milzetti a Faenza

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La terrazza, gli appartamenti del fattore, le soffitte e il giardino con la capanna di Romolo Liverani. Sono alcuni dei dossier aperti sulla scrivania di Elena Rossoni, neodirettrice del Museo nazionale dell’età neoclassica in Romagna di Palazzo Milzetti. Bergamasca, a Bologna dal 2000, Rossoni ha diretto le pinacoteche di Bologna e di Siena e ha lavorato alla Soprintendenza del Veneto come storica dell’arte. Quella a Palazzo Milzetti è la sua "prima esperienza nell’universo del Neoclassico", rivela, un mondo che ha sempre in qualche modo vissuto una vita propria rispetto al dipanarsi dell’arte italiana attraverso i secoli, eredità dei decenni in cui la penisola, sotto l’influsso giacobino prima e napoleonico poi, scopriva nuovi gusti, nuove geometrie, nuove sensibilità.

Direttrice, l’anno prossimo Palazzo Milzetti festeggerà i cinquant’anni dall’acquisizione siglata dallo stato nel 1973. Come immagina il prossimo mezzo secolo?

"Come molti sanno, Palazzo Milzetti è rimasto pressoché identico a come lo volle l’architetto Pistocchi: molti ambienti non sono neppure riscaldati, e questo purtroppo fa sì che nei mesi invernali sia difficile tenere una conferenza qui. Sul fronte energetico alcuni interventi sono già in calendario grazie a fondi del Pnrr. L’orizzonte temporale cui guardiamo è il 2023, quando saranno passati duecento anni dalla morte di Felice Giani. Un’occasione per puntare i riflettori su una figura unica come la sua".

Sono però alcuni degli ambienti oggi chiusi al pubblico quelli che consentirebbero al palazzo di spalancare ancora di più i suoi orizzonti, non è così?

"Negli appartamenti del fattore sarà possibile entrare già la sera del 19 luglio, in occasione dei Martedì d’estate. Il fatto che quegli ambienti si chiamino così non deve ingannare: perfino il fattore viveva in stanze arricchite da tempere della scuola di Giani. Contiamo di poter rendere quella porzione del palazzo regolarmente visitabile in futuro: vanno realizzati interventi sul fronte della sicurezza, in agenda l’anno prossimo. Artisticamente non parliamo di tempere al livello di quelle di Giani, ma comunque di opere che rendono magnifici quegli ambienti. Così come le soffitte, aperte eccezionalmente per l’evento di martedì 12, e chissà, forse di nuovo in futuro. L’ala del palazzo che corre in direzione nord-sud potrebbe invece ospitare alcuni spazi espositivi".

Tornerà alla vita anche la terrazza del primo piano?

"La questione è più complicata: l’attuale balaustra ha un’altezza non in linea con le normative di sicurezza, dunque un intervento si rende necessario per poter condurre lì il pubblico. L’essere esposto agli agenti atmosferici ha messo a dura prova quell’ambiente: eppure, appena varcate le porte finestre, ancora oggi pare di affacciarsi sulla Faenza di inizio Ottocento".

I suoi tre predecessori – le dottoresse Stanzani e Domenicali e il dottor Marchi – in tempi recenti hanno tentato di ricongiungere l’area del giardino in gestione al Dopolavoro ferroviario con quella di pertinenza del Palazzo. È fiduciosa?

"Quello con le Ferrovie è un dialogo non semplice, ma che spero possa portare il palazzo a riabbracciare la capanna lignea del Liverani. Il ricongiungimento delle due parti del giardino sarebbe l’ultimo tassello dell’operazione di restituzione al pubblico di questo luogo, iniziata grazie ad Andrea Emiliani quasi cinquant’anni fa".

Filippo Donati