A processo per stalking: "Ci eravamo lasciati. Mi disse: ’Ti ucciderò’"

La drammatica testimonianza di una ragazza: "Prendevo gocce per dormire"

Si è seduta al banco dei testimoni, raccogliendo tutto il coraggio che aveva. E, con la voce rotta ha raccontato l’incubo che ha vissuto negli ultimi mesi.

Lei, 29enne, lui dieci anni di più. Una relazione di quelle che oggi sarebbero definite tossiche, durata quasi tre anni e mezzo nella Bassa reggiana. In cui lei, racconta, ha cercato anche di salvarlo dalla dipendenza dalla droga.

"Sono andata ad abitare da un’altra parte per non incontrarlo. Avevo paura che facesse qualcosa di male a me, a mio padre o ai genitori del mio nuovo fidanzato. Mi disse: ’Io mi faccio 30 anni ma ti ammazzo’. E avevo paura che potesse farlo davvero in un momento di annebbiamento sotto sostanze. Prendevo le gocce per poter dormire. Mi sono tranquillizzata solo quando ho saputo che non era più in giro", ha detto lei in aula ieri davanti al giudice Francesca Piergallini.

L’uomo – difeso dall’avvocato Pina Di Credico –, dopo la denuncia della giovane, è stato arrestato lo scorso giugno. Prima agli arresti domiciliari. Poi un’evasione ed è finito in carcere. Infine, dallo scorso dicembre, è di nuovo agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. E dice di essersi disintossicato dalla droga.

"La relazione è finita a dicembre 2022 – ha ricostruito la donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Paolo Bertozzi –. Ci siamo lasciati più volte nel mezzo di quei tre anni mezzo. Poi basta, non ce la facevo più. Sono successe varie cose, che non ho neanche denunciato, nonostante avessi ansia e paura, perché non volevo suscitare in lui ancora più rabbia, temevo ritorsioni. Ma poi ha aggredito il mio attuale compagno, mio padre. Gli ha rotto gli specchietti dell’auto e poi l’ha ammesso in video che abbiamo registrato e portato ai carabinieri".

La donna racconta il suo calvario: "Dopo la fine della relazione mi mandava tanti messaggi, è venuto sotto casa mia, mi ha lanciato sassolini dalla finestra perché aveva visto l’auto del nuovo ragazzo che frequentavo. Un giorno ci siamo svegliati e il mio compagno aveva una ruota bucata. Mi mandava audio minacciosi. La sera avevo paura ad andare a casa dal lavoro. Nei messaggi mi accusava anche che fosse mia la colpa dei suoi guai giudiziari con la droga".

Racconta di appostamenti, pedinamenti e inseguimenti con un’auto "nonostante lui non abbia nemmeno la patente".

A un certo punto, dice, "io e il mio compagno avevamo paura a uscire, ci guardavamo dietro. Si è presentato a casa dei genitori del mio moroso. Ci seguiva.

In dialetto campanp ci ha minacciati di morte. Gli ha detto ’Non ti rovino solo la macchina, anche la faccia’. Abbiamo cambiato casa per allontanarci da lui, mi sono anche licenziata dal lavoro per cambiare zona. Mi sono fatta dare delle pastiglie per dormire la notte: gocce di Lexotan. Sono andata dalla psicologa. Ho ancora ansia. Adesso però sono un pochino più tranquilla perché non è più in giro".

Il processo è stato rinviato a fine aprile per i testi dell’accusa.

Benedetta Salsi