Adottare un albero per dire no alla mafia

Momento toccante per gli studenti quando in aula si è reso omaggio alla memoria dei magistrati Falcone e Borsellino

Adottare un albero per dire no alla mafia

Adottare un albero per dire no alla mafia

Un albero per il futuro.

Prendersi cura di un albero per dire "No alla mafia".

È per questo motivo che mercoledì 20 marzo nella scuola secondaria di primo grado Alessandro Manzoni di Reggio Emilia, si è tenuto un incontro riguardante la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due magistrati siciliani che hanno lottato contro la mafia e hanno arrestato numerosi esponenti della mafia.

Purtroppo senza essere riusciti a portare a termine il loro progetto, perché il 23 maggio e il 19 luglio del 1992 sono stati assassinati in Sicilia proprio dalla mafia.

Per onorare la loro memoria e il loro lavoro, il raggruppamento carabinieri Biodiversità di Ravenna ha organizzato un progetto chiamato ‘Un albero per il futuro’.

Si tratta della distribuzione di talee derivate ‘dall’albero di Falcone’, una pianta che cresce a Palermo in via Notarbartolo, davanti al portone dove abitava il giudice Falcone.

L’albero è un simbolo molto importante per l’Italia e rappresenta i principi della legalità per la lotta alla mafia, che continuano a sopravvivere e sono stati resi ancora più forti proprio dal sacrificio dei giudici e di tutte le vittime di mafia.

Ad oggi gli istituti scolastici che hanno aderito al progetto sono quasi 900, e 500mila sono le piante donate a scuole ed enti locali tra il 2020 e il 2024.

Gli alberi piantati contribuiranno a formare "Il grande bosco diffuso della legalità", formato da piante di cui gli studenti di tutt’Italia si prendono cura. La diminuzione di CO2 ad opera degli alberi è costantemente monitorata dal sito web dei carabinieri.

Questo albero, oltre ai benefici ambientali, offre anche la possibilità di sensibilizzare tutti i ragazzi e coinvolgerli ad attività di impegno sociale e di cittadinanza.

Per ricordare le vittime di mafia sono state organizzate diverse cerimonie, e anche noi a conclusione dell’incontro, abbiamo svolto un appello in cui a ogni alunno è stato assegnato il nome di una delle vittime innocenti di mafia, come Setti Carraro Emanuela, la moglie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

La sera di venerdì 3 settembre 1982, alle ore 21,15, la donna era alla guida della sua auto, insieme al marito. E insieme morirono nell’agguato.

Questa iniziativa ci è stata molto utile per riflettere sulla mafia e sui modi per combatterla, perché come diceva di frequente Giovanni Falcone: "Gli uomini passano ma le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".

Matilde Conconi

Elisa Tedeschi

III A