Alluvione di Lentigione "I problemi dell’Enza visibili a occhio nudo"

L’ingegnere nominato dall’accusa: "L’ultimo rilievo sulla corda molle risale al 2008 e nessuno se n’è accorto. L’alveo era pieno di vegetazione".

Alluvione di Lentigione  "I problemi dell’Enza  visibili a occhio nudo"

Alluvione di Lentigione "I problemi dell’Enza visibili a occhio nudo"

di Alessandra Codeluppi

"Il disastro di Lentigione come quello avvenuto in Romagna". Che lui conosce bene, "avendo confezionato con colleghi il piano di bacino del Reno". È un paragone dettato non solo dall’attualità delle alluvioni, ma anche dai problemi della cura delle infrastrutture e della sorveglianza che l’ingegnere Alberto Bizzarri ha riscontrato all’esito del suo studio sull’esondazione dell’Enza il 12 dicembre 2017. Lui, reggiano, in passato docente di Protezione idraulica del territorio all’Università di Bologna, è il consulente nominato dal pubblico ministero Giacomo Forte, titolare dell’inchiesta sulla piena che travolse Lentigione. Ieri l’esperto è stato sentito nel processo che vede imputate in concorso per inondazione colposa tre figure di Aipo: Mirella Vergnani, alla guida della direzione idrografica Emilia occidentale Po; Massimo Valente, allora dirigente della zona Emilia occidentale e il geometra Luca Zilli. Aipo figura come responsabile civile, mentre 181 cittadini chiedono i danni, costituiti parte civile così come il Comune di Brescello. Bizzarri solleva problemi di "mancata manutenzione e sorveglianza" su anomalie "visibili a occhio nudo, ma trascurate per almeno dieci anni". La cassa di espansione di Montecchio ha una traversa dotata di cinque ‘luci’, che sono limitatori della portata d’acqua che transita verso valle: "Sono alte 1 metro e 22 centimetri, dunque di modeste dimensioni, e rischiano di essere otturate da ghiaia e ciottoli. Ebbene, mentre l’acqua della piena, nel giorno del disastro, "scorreva a 800 metri cubi al secondo", risulta che il materiale solido "abbia occluso a monte tre delle cinque ‘luci’". Quest’intoppo "ha avuto la conseguenza di far defluire l’acqua in minore quantità rispetto al previsto e con tempi ritardati". Altra anomalia, la vasca di dissipazione, che serve a limitare al massimo l’energia cinetica dell’acqua che tracima sulla traversa di alimentazione della cassa: "La sua profondità di tre metri si è ridotta di circa due terzi perché si è riempita di terra". Il tutto aggravato "dalla vegetazione che intasava l’alveo" e "dal legname che ha ostruito le ‘luci’". Passando a Lentigione, l’argine aveva una corda molle "visibile anche a occhio nudo: l’ultimo rilievo risale al 2008, e nessuno se n’è accorto se non dopo la piena". Ha sollevato anche problemi di sistema. "Le norme del Dpcm 2004 vanno bene per i grandi fiumi come il Po e il Reno tedesco, ma non certo per quello di Bologna e il torrente reggiano". L’Enza può raggiungere la piena "nel giro di 6-9 ore, un tempo molto rapido, in cui dovrebbero raccordarsi numerosi soggetti come prefettura, Provincia, Comuni e Aipo". Ha descritto il sistema reggiano "abbastanza agguerrito" nel controllo delle piene e ha anche detto che in Aipo "sono pochi soggetti a dover controllare torrenti feroci". Tuttavia ciò non esime dal fatto che, a suo parere, a Lentigione si sarebbero potuti prendere provvedimenti. "Si sapeva già con relativo anticipo che sarebbe arrivata la piena: tra il primo e secondo picco c’era tutto il tempo per prepararsi. I sacchetti di sabbia, che erano nel deposito di Brescello, non sono stati utilizzati: eppure sarebbe stato un provvedimento abbastanza banale". In tribunale erano presenti tutti e tre i volti che si sono da poco sfidati per la fascia di primo cittadino a Brescello, Comune che è parte civile nel processo. Ovvero Catia Silva, e l’ex sindaco Elena Benassi, ora consigliere comunale. E il nuovo sindaco Carlo Fiumicino.