ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Angeli e Demoni, processo affidi: "La bimba piangeva in classe"

Le insegnanti della piccola considerata il caso-pilota dell’inchiesta ascoltate ieri in aula

Angeli e Demoni, processo affidi: "La bimba piangeva in classe"

Angeli e Demoni, processo affidi: "La bimba piangeva in classe"

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, che conta 17 imputati, ieri sono state sentite come testimoni altre insegnanti della bambina che rappresenta il caso-pilota dell’inchiesta. Tra loro una maestra della scuola primaria della Bassa che la seguì nell’anno 2018/2019, quando aveva 10 anni. La minore fu allontanata nell’aprile 2018 dai nonni, con i quali viveva, e dall’agosto dello stesso anno fu accolta da una coppia in via temporanea.

"Quando incontrammo la madre affidataria nel giugno 2018, ci spiegò che la minore era stata distaccata perché i genitori erano molto giovani e in difficoltà, e lei aveva un problema motorio. E accennò a un abuso sessuale subito dalla minore da un membro della famiglia".

"A un certo punto la bambina, durante le lezioni, iniziò a piangere. Lo dicemmo alla madre affidataria, che contattò i servizi sociali: fu indetta una riunione il 31 ottobre 2018 con tutte le insegnanti più Imelda Bonaretti e Annalisa Scalabrini", la prima psicologa e la seconda assistente sociale, entrambe imputate. "Noi abbiamo riferito che lei si stava integrando bene, e che aveva momenti di pianto per i quali volevamo condividere con i servizi se la modalità che avevamo scelto fosse adeguata. Visto che si trattava di pensieri, noi ritenevamo che la cosa più utile fosse ricordarle che la cosa migliore era vivere il presente. Facevamo un gesto simbolico, cioè aprire la finestra e dirle: ‘Buttiamoli via e ripartiamo’. E lei, in effetti, ripartiva".

Come insegnanti "era come se avessimo vissuto un anno scolastico diviso in due. Nella prima parte sembrava che lei non volesse andare agli incontri coi nonni. Nella seconda abbiamo assistito a un piacevole avvicinamento tra affidatari e nonni che iniziarono a ritirarla a scuola: lei si approcciava a loro in modo positivo".

Alla fine della riunione del 31 ottobre, "ci fu chiesta la disponibilità a fare una relazione".

Sentita nel 2019 a sommarie informazioni testimoniali, la maestra disse che Bonaretti chiese cos’avesse confidato la minore alle maestre, "perché forse lei ha un passato di abusi". Come in altri casi, la teste non ricorda ma conferma di aver detto allora la verità.

"La bambina parlava sottovoce e in modo confuso. Nella relazione ci siamo impegnate tutte a riportare ciò che ciò avevamo sentito. Io avevo ascoltato la frase, che mi ricorderò sempre: ‘Ho paura che mi tornino a portare via’. Ad altre due colleghe ricordo che parlò del nonno". La relazione del 3 dicembre 2018 "ci fu chiesta da Scalabrini". Spunta anche una bozza di mail, che l’assistente avrebbe criticato: "Una collega ci disse che Scalabrini aveva sostenuto che il contenuto era troppo generico, in particolare sulle frasi della minore. Ricordo che noi colleghe abbiamo messo mano diverse volte". Lei dice che "ci fu fatta urgenza dai servizi: nella mail c’era scritto che la relazione andava presentata entro dicembre. In ottobre noi stesse ci imponemmo di non inviarla subito. Io e i miei colleghi vivemmo quest’insistenza in modo non troppo sereno".