"Anziano morto per fattori esterni"

Il decesso 4 anni fa nella casa di riposo, la difesa: gli operatori hanno agito al meglio per salvaguardare l’ospite .

"Anziano morto per fattori esterni"

"Anziano morto per fattori esterni"

"Sono emersi elementi che dimostrano come la struttura assistenziale fosse bene organizzata, con un adeguato numero di operatori, che avevano agito come meglio era possibile per salvaguardare l’anziano ospite". È la tesi difensiva emersa ieri pomeriggio al processo per omicidio colposo in ambito sanitario, che in tribunale a Reggio vede imputati i dirigenti della residenza Casa Insieme di Bagnolo: il direttore Andrea Rossi e il medico di struttura Angelo Chiesi, difesi dall’avvocato Nino Giordano Ruffini. Ieri, davanti al giudice Matteo Gambarati, sono stati sentiti alcuni testimoni, facendo emergere la tesi di fattori esterni alla struttura in merito alle presunte criticità nel soccorso prestato a Enzo Borghi, il pensionato deceduto il 22 marzo 2020 a 82 anni di età, per complicazioni subentrate mentre era ospite della residenza per anziani Casa Insieme. Tra le accuse, anche quella di un "boccone di traverso" che avrebbe provocato la difficoltà respiratoria, poi risultata fatale. Ma dalle testimonianze rese in tribunale è emerso pure come l’infermiera che stava servendo il pasto all’ospite non aveva ancora imboccato l’anziano quando lo stesso era stato colpito dal malessere. Inoltre, l’ambulanza chiamata in emergenza, in quei giorni in cui iniziava a manifestarsi la piena emergenza Covid, era arrivata senza l’ausilio del personale dell’automedica: "Nonostante dalla struttura avessero segnalato che la situazione era da codice rosso e che necessitava la presenza di personale medico", la tesi difensiva. Per l’accusa, invece, all’anziano non sarebbero state prestate delle cure adeguate, di fronte a un ospite che necessitava di un apposito dispositivo medicale per fronteggiare il rischio di soffocamento, con casi che si erano già verificati in precedenza nell’anziano ospite. Sempre secondo l’accusa, sarebbero stati sospesi i farmaci che avevano permesso ai medici del Santa Maria Nuova, attivi a Villa Verde e che avevano avuto in cura l’82enne, di fronteggiare le secrezioni di catarro con rantolii che ostruivano le prime vie respiratorie e la corretta deglutizione, soprattutto mentre gli veniva somministrato il cibo. Dagli atti dell’inchiesta coordinata dalla Procura reggiana risulta inoltre che l’infermiera di turno, quella mattina, non sarebbe riuscita a usare correttamente l’aspiratore, che si sarebbe rotto all’inserimento del filtro. Poi il trasporto in ospedale a Reggio, dove l’82enne era deceduto novanta minuti dopo l’arrivo al pronto soccorso. I familiari del pensionato si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Giuseppe Chierici. Il processo è stato poi rinviato a fine aprile per le consulenze tecniche.

Antonio Lecci