Botte per la fila dal medico: "Mi ha rotto un dito"

La testimonianza della parte civile al processo per l’aggressione in ambulatorio "Fui preso col gomito sotto il collo e mi fu strappata la maglietta".

Botte per la fila dal medico: "Mi ha rotto un dito"

Botte per la fila dal medico: "Mi ha rotto un dito"

"Fui preso col gomito sotto il collo, mi fu strappata la maglietta e mi fu rotto un dito della mano destra".

Lui, un 57enne residente in Val d’Enza, andò dal medico per una visita, ma ne uscì ferito a causa delle botte. La lite violenta, avvenuta a Montecchio alla fine dell’agosto 2018, è approdata a un processo davanti al giudice Luigi Tirone (nella foto), nel quale ieri è stato sentito l’uomo picchiato, ora costituito parte civile affidandosi all’avvocato Gianluigi Iembo. Gli imputati erano all’inizio due: un 30enne di Montecchio (difeso dall’avvocato Maria Vittoria Grassi) e suo padre, poi venuto a mancare in marzo. A scatenare l’aggressività, sarebbe stato un diverbio su chi avesse la precedenza a entrare. Secondo una prima ricostruzione, quel giorno uno dei due medici dello studio ‘Peonia’ era in visita domiciliare e si formò una lunga fila all’ingresso dell’ambulatorio. Il 57enne propose di formare due code, ma il trentenne non gradì e lo accusò di essere scorretto. Dalle parolacce si passò alle mani. "Prima fui preso al collo dal figlio", ha raccontato ieri la parte civile riferendosi all’attuale imputato, che deve rispondere di lesioni aggravate dai futili motivi. "Poi fui di nuovo aggredito dal padre e ancora una volta dal ragazzo. Quest’ultimo mi afferrò il collo col gomito, mi strappò la maglia di dosso, e mi ruppe il dito". In quest’aggressione lui ha indicato anche il contributo del padre. Poi intervennero i carabinieri e il 57enne fu portato all’ospedale Franchini: al dito gli fu diagnosticata una frattura con prognosi di trenta giorni. Ieri il 57enne ha anche raccontato che alcuni anziani che stavano aspettando il proprio turno lo invitarono a scappare, ma lui rimase lì perché non gli sembrava giusto lasciare il posto in ambulatorio. Nella prossima udienza, in aprile, saranno sentiti i carabinieri e poi la parola passerà all’imputato.

Alessandra Codeluppi