Caso affidi, una maestra:: "Nessuna di noi parlò di abusi sessuali"

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, sono state ascoltate un'insegnante d'asilo e la responsabile del settore scuole. Secondo l'accusa, nel 2014 le maestre si preoccuparono per lo stato emotivo di un bambino, ma i servizi sociali non presero in considerazione la segnalazione. L'insegnante ha dichiarato che i comportamenti sessualizzati erano normali per l'età del bambino. La responsabile scolastica ha confermato di non avere elementi per sospettare abusi.

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, che conta 17 imputati, ieri sono state ascoltate una insegnante d’asilo di un minore al centro del procedimento, e poi la responsabile del settore scuole. Secondo la ricostruzione accusatoria, nel dicembre 2014 le maestre scrissero una relazione dicendosi preoccupate per lo stato emotivo del bambino, che allora aveva 4 anni e appariva aggressivo. I servizi sociali inviarono la relazione alla Procura minorile, che non la prese in considerazione. Nel marzo 2015 i servizi la rispedirono al tribunale minorile, stavolta allegando anche una loro relazione che ora è al centro di un’accusa di falso ideologico, in cui si ventilava il sospetto che il bimbo fosse esposto ad abusi sessuali.

Rispondendo al pm Valentina Salvi, l’insegnante ha riferito che nessuna delle colleghe aveva mai pensato che il bambino potesse aver subito violenze, che le condotte sessualizzate per chi ha quell’età appaiono normali e le manifestavano anche altri coetanei, tanto che anche un suo amichetto le manifestò prima di lui, e il bambino lo emulava. Il pm ha letto un brano della relazione in cui le maestre dicevano che "negli anni i genitori erano sempre stati collaborativi, mentre risultavano meno rispondenti alle richieste di ascolto emotivo attivate dal bambino attraverso una sintomatologia importante". L’insegnante ha spiegato che i genitori "erano presenti nella sua vita, ma il piccolo aveva comunque bisogno di più attenzione per la sua fragilità".

L’avvocato Rossella Ognibene, che difende l’ex responsabile dei servizi sociali Federica Anghinolfi, ha chiesto come mai nella relazione non si specificò che il bambino imitava l’amichetto "abbassandosi i pantaloni". La teste ha specificato che questi comportamenti "li facevano un po’ tutti i bambini e riguardano la scoperta del proprio corpo". Quando le si chiede allora perché fu solo segnalato il caso di quel minore, la docente risponde che "era aggressivo con altri bambini e con noi insegnanti: pensavamo avesse bisogno di una mano". La responsabile del settore scuole ha poi raccontato che incontrò i genitori insieme agli insegnanti "per riferire delle condotte, e loro dissero che il bambino a volte le aveva anche a casa". E ha ribadito che lei e le colleghe "non avevano elementi per sospettare abusi".

Alessandra Codeluppi