Chi perse la gara del nido chiede 2,8 milioni di euro

La società Baby&Job avanza una maxi-richiesta di risarcimento

Davanti al collegio dei giudici presieduto da Sarah Iusto, a latere Francesca Piergallini e Matteo Gambarati, la condanna nel processo sui presunti appalti pilotati è stata chiesta dai pm Giulia Stignani e Valentina Salvi per quattordici imputati su venti. Oltre a Gnoni e Montagnani, compare l’avvocato Paolo Coli per i due bandi per l’attribuzione dei servizi legali e della mobilità, 2 anni e 6 mesi più 1.500 euro. La richiesta per gli avvocati Matteo Fortelli e Roberta Ugolotti, per il bando sui servizi legali attribuito a loro, è di 2 anni e 1.000 euro di multa. Per Alessandro Meggiato, ex dirigente comunale alla Mobilità, per il bando mobilità, domandati 2 anni e 1000 euro. Per il bando sull’asilo Maramotti, per Paola Cagliari, ex dirigente Istituzione scuole, Anna Maria Mazzocchi membro della commissione di gara, Tiziana Tondelli, funzionario dell’Istituzione, l’avvocato Stefano Vaccari consulente legale esterno, chiesti 2 anni e 1.000 euro. Per Lorenzo Corradini e Vincenzo Corradini, titolari dell’omonima azienda di recupero mezzi incidentati, sul bando del ripristino stradale, nonché l’avvocato Giuseppe Altieri, chiesti 2 anni e 1.000 euro di multa. Per l’ex assessore comunale all’Ambiente Mirko Tutino, per due accuse di rivelazione di segreto d’ufficio, domandato 1 anno e 3 mesi.

Assoluzione chiesta per Luigi Severi, in veste di presidente del consiglio di amministrazione di Union brokers; nonché per Nando Rinaldi, presidente Istituzione scuole e il commercialista Alessandro Lucci. Chiesto il non diversi procedere per prescrizione per Anna Messina, Valeria Sborlino come membri della commissione di gara sulla nomina del direttore Asp, e per Daniela Agosti, responsabile del procedimento amministrativo; oltreché per Santo Gnoni per questa e un’altra accusa. Una somma ingente l’ha chiesto Baby&job, società romana, costituita parte civile attraverso l’avvocato Federico Salinari nel bando sull’attribuzione della gestione del nido Maramotti alla cooperativa uscente, cioè Panta rei: il Tar e il consiglio di Stato avevano dato ragione al Comune, mentre la Procura ha ravvisato l’illecito. Il pm Stignani ha rilevato "numerosi incontri monitorati tra imputati tramite il cellulare di Gnoni, nella sede i cui esiti sono andati persi: ci davano conto degli accordi, ma sono stati esclusi dall’ordinanza del tribunale": lo aveva chiesto pure il difensore Ernesto D’Andrea. Su Rinaldi, il pm spiega che "viene chiamato in causa dalle conversazioni, tipo ‘Nando cosa dice?’: le più rilevanti erano nelle riunioni, m non possiamo usare gli esiti". Da qui la conclusione del pm secondo cui "gli elementi di prova non sono sufficienti". L’avvocato Salinari ha domandato 2 milioni e 870mila euro di risarcimento, di cui 2.255mila per il mancato guadagno per quattro anni; la provvisionale chiesta è di 500mila euro. Ha sostenuto che, "se si e detto che l’assessore Raffaella Curioni aveva diritto di sapere, la procedura di anomalia era però sottoposta al diritto di segretezza". Mentre la Fondazione Maramotti "voleva avere voce in capitolo fino a diffidare di aggiudicare l’incarico a Baby & job".

al.cod.