Edilgest, negata la White List. Il provvedimento prefettizio per varie parentele sospette. Salati: "Mi dimetto per coerenza"

L’amministratore e coordinatore della Lega aveva chiesto l’iscrizione nel 2019 "Se avessi saputo che c’erano cose poco chiare, non avrei associato certi artigiani".

Edilgest, negata la White List. Il provvedimento prefettizio per varie parentele sospette. Salati: "Mi dimetto per coerenza"

Edilgest, negata la White List. Il provvedimento prefettizio per varie parentele sospette. Salati: "Mi dimetto per coerenza"

Il consorzio Edilgest, che riunisce più di 200 soci artigiani del mondo dell’edilizia, è sottoposto a un provvedimento di diniego di iscrizione alla White List da parte della prefettura reggiana. Si tratta di una delle realtà più grosse del territorio, l’ennesima colpita da un provvedimento di carattere amministrativo che cerca di tutelare la provincia da eventuali infiltrazioni mafiose. A capo del consorzio figura come amministratore delegato Roberto Salati, attuale coordinatore della Lega ed ex candidato sindaco del centrodestra. E bisogna risalire proprio al 2019 per vedere l’inizio di questa vicenda. Fu lo stesso Salati che, da una ristrutturazione della propria abitazione, ebbe l’idea di mettere insieme più artigiani in un consorzio per snellire i lavori. Da lì nacque l’idea anche di andare sul mercato. A quel punto fu Salati a chiedere l’iscrizione alla White List (precondizione che lui stesso fece inserire nello statuto del consorzio), come forma di corretta procedura amministrativa e per poter così competere anche negli appalti pubblici, cosa che richiede questo distintivo speciale.

Ma il consorzio, per la sua enormità, ha richiesto molte indagini da parte della prefettura, che soltanto oggi è riuscita a comunicarne l’esito. Così nelle scorse settimane è stato inviato un avviso a Salati che preannunciava questo dispositivo di diniego. All’interno sono presenti valutazioni su una serie di soci del consorzio che hanno già ricevuto un diniego dalla prefettura o che hanno parentele che li legano a persone implicate nei vari processi anti-mafia della nostra provincia, da Aemilia in giù.

"Non mi resta che prendere atto di questa valutazione della prefettura – risponde sereno lo stesso Salati, che non è interessato personalmente da alcuna forma di compromissione o parentela con persone condannate o indagate per reati mafiosi –. Quando l’ho saputo, ho deciso di dimettermi, sebbene questo consorzio abbia raggiunto i 5 milioni di fatturato e non abbia mai avuto né sanzioni né ispezioni in materia di lavoro o sicurezza. Lo faccio perché non voglio che le persone mi associno con situazioni poco chiare".

Un atto di coerenza politica in vista anche della lunga campagna elettorale delle amministrative, che rischierebbe di essere ’sporcata’ da sospetti e illazioni. "Se avessi saputo prima di questo rischio non avrei mai associato certe persone. Sebbene devo dire che la parentela non possa essere una ’colpa’. In ogni caso io sono assolutamente favorevole al lavoro di controllo fatto dalla prefettura, quindi rispetto la loro decisione e mi faccio da parte spontaneamente". Ed è proprio questo il cruccio dell’ex candidato sindaco del Carroccio: "Purtroppo, anche volendo, io non avrei avuto gli strumenti per verificare certe cose. Perché c’è la privacy e io non posso chiedere i legami fino al sesto grado di parentela dei miei associati. Non sarebbe corretto".

Saverio Migliari

e Daniele Petrone