ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Furbetto del cartellino in Comune. Il pm chiede un anno di reclusione

Il 60enne modenese, poi licenziato dal municipio, fu pizzicato a svolgere attività personali in orario di lavoro .

Furbetto del cartellino in Comune. Il pm chiede un anno di reclusione

Furbetto del cartellino in Comune. Il pm chiede un anno di reclusione

Un anno di reclusione e 600 euro di multa, con la pena sospesa. È la condanna chiesta ieri dal pm per un 60enne modenese, accusato di essere uscito dagli uffici municipali in orario di lavoro per sbrigare faccende personali, e licenziato dal Comune. Davanti al giudice Silvia Semprini, deve rispondere di truffa aggravata: avrebbe procurato un danno alle casse del municipio di 1.426 euro tra l’8 agosto e il 13 settembre 2018. Il pm ha ripercorso l’origine dell’inchiesta, "nata dall’aver accertato una manomissione del marcatempo negli uffici della Protezione civile e poi dall’aver scoperto che lui durante l’orario lavorativo era fuori ufficio ingento a svolgere attività personali". Furono così montate le telecamere sul lettore dei cartellini: "Emergono tantissime uscite dell’imputato con cadenza giornaliera dell’imputato senza timbrare. Contemporaneamente gli agenti lo pedinano e vedono che lui si allontana per fare attività personali".

La Procura ha prodotto le foto in cui lui viene immortalato mentre fa la spesa e legge i giornali. In aula era stato sentito anche il comandante della polizia locale Stefano Poma: "Ci ha spiegato che il lavoratore poteva uscire per fare il compito lavorativo di mappare i sottopassi senza timbrare. Ma ogni volta che le telecamere lo vedono uscire, è stato verificato con il pedinamento che lui non andava a fare il lavoro. Il raggiro sta nel fatto di non aver timbrato il cartellino quando usciva per le proprie esigenze personali". Aggiunge che lui, "dipendente assegnato alla Protezione civile, manifestò insofferenza verso le uscite coi colleghi, e a meta luglio Poma gli diede l’incarico di mappare i sottopassi. Ma poi il lavoratore fornì un resoconto non aggiornato, bensì quello già trovato in ufficio".

L’avvocato difensore Leonardo Teggi ha argomentato: "È fuori discussione che lui fosse uscito per svolgere attività personali. Ma la polizia locale lo ha pedinato per poco più di un mese, quando invece sarebbe bastato qualche giorno. Lui ha fatto tutto alla luce del sole. Nelle certificazioni dice di aver presenziato al luogo di lavoro, ma lo attesta nei giorni in cui il timbratore non funzionava. Nutro qualche dubbio sul fatto che si configurino atti artificiosi". Il legale ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non è previsto dalla legge come reato; in subordine, la non punibilità per tenuità del fatto vista l’entità non elevata della somma o il minimo della pena.