"Garantita la migliore assistenza possibile"

"La morte endouterina (MEF) di un feto è evenienza drammatica ma purtroppo, nonostante i grandissimi progressi della medicina e il miglioramento delle cure ostetriche, non rarissima e costante nel tempo". L’Ausl replica alla consigliera comunale Nadia Vassallo, capogruppo di minoranza a Castelnovo Monti, sulla tragedia del piccolo morto nel grembo della mamma, all’ottavo mese di gravidanza.

"Si precisa che si è trattato non del decesso di un neonato, ma del parto di un nato morto, ossia di un feto morto in utero e quindi partorito già privo di attività vitale - scrive l’Ausl -. La donna era giunta in Pronto Soccorso a Castelnovo Monti per dolori addominali, da lei interpretati come contrazioni da parto. I sanitari del S.Anna, avvalendosi anche della consulenza dell’ostetrica, hanno compreso che non si trattava dell’avvio di un parto fisiologico, ma di una situazione a elevato rischio, per cui con estrema celerità hanno garantito il trasferimento della donna a Reggio in ambulanza con un accompagnamento medico (anestesista) e ostetrica". Alla domanda se fosse stata effettuata un’ecografia o un tracciato del battito al S.Anna, l’Ausl ha replicato che non poteva dirlo per motivi di privacy.

"All’arrivo a Reggio - prosegue l’Ausl - la donna è stata prontamente valutata e sottoposta a accertamenti (cardiotocografia e ecografia), che hanno confermato l’assenza del battito cardiaco fetale e la presenza di un voluminoso ematoma in sede placentare, conseguente di un importante distacco di placenta. La donna è stata sottoposta a taglio cesareo urgente, complicato per il grande rischio di sanguinamento acuto e quindi per la salute della donna. L’intervento è riuscito. Il feto è stato preso in carico dall’équipe neonatologica che ha confermato il decesso. Il feto è stato sottoposto a riscontro diagnostico tuttora in corso"

L’Ausl segnala che il tasso di natimortalità a Reggio è in linea o inferiore a quello regionale e che "il distacco di placenta rappresenta una delle cause più frequenti. Non esiste possibilità di prevenirlo o prevederlo. Si vuole ribadire che l’intervento chirurgico in queste situazioni è un’emergenza che richiede competenze specialistiche di prim’ordine oltre che una larga esperienza, perché il rischio maggiore è di aggravare il sanguinamento con ripercussioni emodinamiche gravissime fino al decesso della donna o alla necessità di asportare l’utero. In conclusione, l’evento occorso è il triste e inaspettato esito di una gravidanza senza che ci sia stata alcuna colpa né da parte dei sanitari che con il loro pronto e appropriato intervento hanno garantito la migliore assistenza possibile, né dell’Azienda che non può purtroppo impedire che evenienze simili accadano, né ovviamente della coppia, che come detto, non poteva in alcun modo riconoscere anticipatamente i sintomi".