Gli ’Spiriti della foresta’ nei clic di Juan Borja

La personale del fotografo peruviano all’Ottagono di Bibbiano "Tutti gli esseri viventi, ma anche fiumi e dune, sono parte di una sola anima".

Gli ’Spiriti della foresta’ nei clic di Juan Borja

Gli ’Spiriti della foresta’ nei clic di Juan Borja

È in corso alla galleria L’Ottagono di Bibbiano la mostra ‘Spiriti della foresta’, personale del fotografo Juan Borja (Lima, 1977) in cui emerge in modi sorprendenti un rapporto quasi simbiotico con la natura.

Juan, quanto hanno contato i suoi studi in Biologia ed Ecologia?

"Pur essendo uno scienziato mi considero più un naturalista, e ritengo che tutti gli esseri viventi e anche i fiumi, le dune, cioè i contenitori, siano parte di un tutto, di una sola anima. Per molti dei miei amici scienziati, non ha senso parlare di anima, ma personalmente credo che tutto sia connesso, dal più piccolo granello di sabbia, all’uccello che vola più in alto, e certamente noi. Questo è un concetto che ho sempre sentito, e le cui leggi (alcune) ho potuto apprendere in campo scientifico".

La sua attrazione per la natura entra all’interno dell’obbiettivo. Principio che apre a molte riflessioni antropologiche…

"Sì, credo ci voglia passione quando si parla di arte e natura. Penso anche che, se adesso c’è più interesse per la cura dell’ambiente, allo stesso tempo si è caduti in una situazione spaventosa di superficialità, siamo in una società ‘usa e getta’, la gente legge sempre meno, spende il tempo a cercare meme o racconti in rete, c’è un continuo lavaggio del cervello per diventare dipendenti dal consumo".

Lei pare cercare sempre la figura umana nelle sue fotografie di fiori e foglie.

"Si, all’inizio delle mie foto (botaniche) imitavo Karl Blossfeldt, poi col tempo ho cercato una mia strada. Molto importanti nella mia ricerca sono le mie origini giapponesi. Non cerco la bellezza, ma la rarità, la forza, il dolore. Credo che nella foresta ci siano spiriti protettivi, e un po’ lo trasmetto nelle mie foto.