Grande distribuzione. Una Pasqua di lotta. Flashmob e scioperi nei principali negozi

Si rompe la trattativa per il rinnovo del contratto, bloccato da 5 anni "I grandi marchi vogliono demansionare gli addetti facendoli lavorare di più e pagandoli meno. Boicottate lo shopping".

Grande distribuzione. Una Pasqua di lotta. Flashmob e scioperi nei principali negozi

Grande distribuzione. Una Pasqua di lotta. Flashmob e scioperi nei principali negozi

Uno sciopero nel sabato pre-pasquale in buona parte del commercio. È quanto si prefigura per questo weekend dopo l’improvvisa rottura della trattativa sindacale a livello nazionale tra la sigla Federdistribuzione e le associazioni sindacali. A lanciare l’allarme per il nostro territorio ieri sono state subito Cgil, Cisl e Uil, che contano migliaia di lavoratori iscritti nelle rispettive categorie: Filcams, Fisascat e Uiltucs. Difficile stabilire con certezza il numero di addetti coinvolti, ma si parla di una cifra attorno alle novemila persone per la nostra provincia.

COSA È SUCCESSO

A una settimana dal rinnovo del contratto nazionale del terziario con Confcommercio e Confesercenti, saltano le già lunghe e difficili trattative con Federdistribuzione. Così Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proclamano otto ore di sciopero in tutta Italia per il 30 marzo e con la mancata disponibilità al lavoro per il 31 e il primo aprile. Nessun corteo ma presìdi, flash mob e attività di sensibilizzazione. "Sono trascorsi oltre quattro anni dalla scadenza del primo (e ultimo) Ccnl sottoscritto - scrivono i sindacati - e la ritrosia patologica di Federdistribuzione a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti delle aziende sue associate non accenna ad attenuarsi".

QUI LA CGIL

Alessandro Gabbi, Segretario Generale Filcams Cgil, dichiara: "A distanza di 5 anni dalla scadenza e dopo un lungo confronto negoziale abbiamo dovuto constatare che non c’era la volontà di chiudere positivamente la vertenza. Anzi peggio: Federdistribuzione vuole demansionare gli addetti facendoli lavorare di più e pagandoli meno, non fornisce risposte al dramma del part-time involontario, mira ad ampliare le durate dei contratti a termine precarizzando sempre più il lavoro. Da qui la decisione di uno sciopero nazionale il sabato di Pasqua, cui si aggiunge da parte nostra la richiesta ai consumatori di disertare in quella giornata i punti vendita delle catene aderenti a Federdistribuzione manifestando con un gesto concreto la loro solidarietà. Dopo la negativa chiusura della vertenza con Confcommercio e Confesercenti resta aperto il confronto con la Distribuzione Cooperativa. Qualora questo avesse esito negativo si valuterà un’ estensione della agitazione anche alle imprese cooperative". Cosa che ovviamente aumenterebbe enormemente l’impatto sul nostro territorio, che è fortemente a vocazione cooperativa.

QUI LA CISL

Alessandro Martignetti, segretario generale Fisascat Cisl, commenta così: "Quando pensi di averle viste tutte scopri che si può scendere ancora più in basso. Per questo diciamo no in tutte le lingue del mondo al sabotaggio di Federdistribuzione, che dopo 51 mesi senza contratto ha fatto saltare il tavolo perché vuole i suoi lavoratori e le sue lavoratrici sempre più malpagati e senza futuro. Parliamo di grandi marchi di successo come Lidl, Esselunga, Obi, Despar, Zara, Max Mara, Max & Co, Ovs, Acqua e Sapone e molti altri per i quali Federdistribuzione chiede che i contratti precari siano estesi oltre i due anni previsti dalla legge. Nonostante 83.2 miliardi di fatturato, pretende di spostare verso il basso la qualifica di chi ha una responsabilità gestionale all’interno di un negozio, di un punto vendita ecc. Questo è un far west che non ha nulla di etico né di buona capacità di organizzare il lavoro. Mi rivolgo, così, a tutti i reggiani e le reggiane che in questi giorni di festa dovranno fare la spesa o lo shopping: pensate ai ragazzi di quei negozi e di quei supermercati. Si stanno spaccando la schiena per voi e, se potete, dite loro grazie, ci aiuterà tantissimo nella battaglia per rimettere la parola “dignità” dove merita di stare".