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I barbari non invadono solo le piste ciclabili
Nel corso degli anni ho imparato alcune cose che mi hanno sorpreso e amareggiato. Per esempio – ho una scusa: ero solo un ragazzino – scoprire che i bancomat erogano soldi solo se prima li hai depositati. Oppure venire a sapere che i contributi pensionistici non vengono accantonati e gelosamente custoditi, ma finiscono in un grande calderone e ciao, se ne riparlerà. Avevo maturato un’altra granitica convinzione. Quella del progresso della società. Un progresso vero, individuale e collettivo, una crescita culturale ed etica favorita da una maggiore scolarizzazione e dalle invenzioni che permettono uno scambio istantaneo di informazioni persino da un capo all’altro del mondo. Che ingenuità. La verità – i social lo certificano – è che ci siamo imbarbariti. Viaggiamo nel mondo ma non siamo in grado di comprendere quattro righe d’italiano. Quando scriviamo – seminando le acca a casaccio – aggiungiamo le cosiddette emoticon (faccine che sorridono o che piangono e mille altri simboli) perché con le sole parole non ci intendiamo più: bisogna ricorrere alle figure. Non vogliamo informarci, riflettere, soppesare le nostre convinzioni e confrontarle con quelle degli altri. Vogliamo solo essere confortati nelle nostre certezze. Ultrà in tutto, consapevoli di essere ignoranti eppure certi della nostra infallibilità. E incapaci di dire ’grazie’ o il vecchio ’pardon’. O ’mi scusi, sposto subito la macchina’.