Incidente in bici fatale L’addio alla 27enne Sabrin "Per sempre nel cuore"

Ieri il funerale, con rito musulmano, per salutare la giovane morta a Bologna. Il ricordo di un’amica: "Mi mancherà abbracciarti, ora sei il nostro angelo".

Incidente in bici fatale  L’addio alla 27enne Sabrin  "Per sempre nel cuore"

Incidente in bici fatale L’addio alla 27enne Sabrin "Per sempre nel cuore"

di Francesca Chilloni

"Intendo pregare per amore di Allah, l’Altissimo, e supplicare per il defunto". È iniziato così, nel prato accanto al cimitero di San Polo, il saluto per il passaggio a nuova vita di Sabrin Rhoufraoui, di origini marocchine, vittima a soli 27 anni di un incidente stradale. Una cerimonia intensa e sobria, come prescrive il rito musulmano, con il silenzio rotto solo dai singhiozzi delle amiche e dalla "Preghiera dei Morti" recitata dall’imam Lahrid Abderrahim, della Comunità islamica di San Polo d’Enza. Gli amici non musulmani della giovane restano raccolti in disparte - alcune ragazze per rispetto si coprono il capo con una sciarpa -, mentre gli altri si dispongono in tante file davanti al feretro di legno, coperto da un tappeto su cui sono ricamati brani del Corano in arabo.

Sono rivolti verso la Mecca, composti; alcuni indossano abiti tradizionali. Poi la bara viene portata a mano nell’area di campo recintata destinata alle sepolture in terra. Tanti uomini si alternano a spalare terra con i badili, mentre alcune giovani e bambine tengono in mano palloncini bianchi; tra loro la sorella minore. In prima fila la mamma Aisha e il suo compagno Michele Bellezza, che per "Sabry" era come un papà. Il dolore non è strepitato, la fede li sorregge.

Sabrin era una ragazza solare, nata e cresciuta in Italia, tra Canossa, San Polo e Montecchio. Un italiana musulmana che amava la vita, la compagnia e i cani; adorava la sorellina di 8 anni, alle cui gare di pattinaggio non mancava mai. Le amiche la ricordano come una ragazza solare, generosa, educata, a cui era davvero facile volere bene. Dopo aver frequentato l’Istituto Galvani-Iodi, aveva deciso di proseguire gli studi all’Università di Bologna. Si era trasferita circa 5 anni fa, coronando il suo sogno di vivere in una grande città, poi aveva interrotto il percorso accademico per iniziare a lavorare in un forno di Castenaso. In aprile aveva finalmente trovato una casa in affitto ed era andata a vivere da sola, non lontano dal posto di lavoro.

Su quel tragitto che aveva percorso centinaia di volte in bici, lungo la ciclabile di via Nuova, in zona San Donato, il 14 luglio è accaduto l’imponderabile: lo scontro con un altro ciclista, la caduta, la testa che sbatte contro l’asfalto. Seguono 10 giorni di agonia al Maggiore e due interventi chirurgici, a cui si erano affidate le speranze che potesse riprendersi. Poi domenica il decesso.

"Mi ricordo ancora il primo giorno che ti ho conosciuta, per quei corridoi della scuola – scrive su Facebook l’amica Ghita El Messaoudi –. Mi ricordo tutti i nostri intervalli e risate e discussioni, di quando scherzavamo del fatto che io perdevo la corriera nonostante tu mi dicessi dove eravate".

"Mi mancherà sentirti, vederti e poterti abbracciare – aggiunge –. Eri l’unica che mi faceva sorridere e mi contagiava con la sua positività, sei sempre stata come un angelo e ora lo potrai essere veramente. Sarai per sempre un pezzo del mio cuore".