"Io, diffamato dall’ex sindaco" In aula la querelle Ungaro-Coffrini

Al centro del processo lo spettacolo ’Saluti da Brescello’ e le mail inviate dall’avvocato sull’ex vigile

"Io, diffamato dall’ex sindaco"  In aula la querelle Ungaro-Coffrini

"Io, diffamato dall’ex sindaco" In aula la querelle Ungaro-Coffrini

Querele, contro-querele. Veleni, diffide e accuse. Non si placano le polemiche riguardo le vicende che ruotano attorno al rapporto fra l’ex vigile urbano e giornalista Donato Ungaro e l’ex sindaco Ermes Coffrini.

E giovedì pomeriggio, in tribunale a Reggio, si è svolta l’udienza del processo che vede imputato Coffrini, 75 anni, per diffamazione aggravata dal mezzo della stampa (è difeso dall’avvocato Mario L’Insalata). Parte offesa (che si è costituto anche parte civile con l’avvocato Valerio Vartolo) è proprio il 59enne Ungaro, già protagonista del lungo contenzioso con l’ammistrazione di Brescello riguardo il suo licenziamento da vigile urbano arrivato nel 2002, ai tempi dell’amministrazione Coffrini. Lui ha infatti sempre sostenuto che il motivo del licenziamento fosse il suo lavoro di informazione come cronista della Bassa reggiana, non gradito all’ex sindaco. E la Cassazione ha riconosciuto nel 2015 l’illegittimità del licenziamento.

Questo processo nasce invece dalla contesa sullo spettacolo teatrale ‘Saluti da Brescello’, ispirato proprio alla storia di Ungaro. Il giornalista si è ritenuto diffamato dal contenuto delle mail che, tra il marzo e il maggio 2019, Coffrini indirizzò a svariate istituzioni reggiane: Fondazione I Teatri, Cgil, Anpi, Auser, Teatro dell’Orsa, il sindaco di Massa Lombarda (Ravenna). Coffrini le diffidò a mandare in scena lo spettacolo, sostenendo che Ungaro fosse poco attendibile, " ...per mettere a conoscenza di chi sia realmente questo personaggio, e le palesi falsità con cui è riuscito a costruirsi una carriera da professionista dell’antimafia". E ha parlato di lui come di chi "è mosso essenzialmente da esasperato spirito di vendetta". Nel processo anche l’Ordine regionale dei giornalisti, con l’avvocato Maria Grazia Tufariello, si è costituito parte civile.

Nell’udienza di giovedì, davanti al giudice Giovanni Ghini, ha parlato per primo Ungaro, in qualità di parte offesa. Ha raccontato le vicende che hanno portato alla stesura dello spettacolo sulla sua vita ’Saluti da Brescello’. "Sono sempre stato giornalista, iscritto all’albo dei professionisti dal 2005 – ha detto –. Chiesi formalmente l’autorizzazione al Comune di Brescello per continuare a fare il mio vero lavoro: il giornalista. Poi però il rapporto è diventato molto sgradevole e culminato col licenziamento".

Come testimoni sono stati ascoltati anche Monica Morini, responsabile ‘Casa delle Storie’ di Reggio, che ospitava il Teatro dell’Orsa con quella pièce ("ho ricevuto questa mail dal tono intimidatorio, l’ho letta a tutti in ufficio. Poi ho immediatamente informato la polizia e lo stesso Ungaro"); Daniele Borghi (allora responsabile di Libera Emilia Romagna) e Paolo Cantù, direttore Fondazione I Teatri, che ha raccontato di aver ricevuto la raccomandata di Coffrini nel dicembre 2018 e di averla condivisa con il cda. Il processo è stato rinviato a inizio novembre.