La batteria di Cavazzini ha conquistato Parigi

Il musicista è partito da Reggio nel 1987, abita stabilmente in Francia, insegna in una scuola d’arte ed è molto richiesto per i concerti

La batteria di Cavazzini ha conquistato Parigi

La batteria di Cavazzini ha conquistato Parigi

di Doriano Rabotti

Ha suonato abitualmente a Notre-Dame de Paris. La chiesa, non lo spettacolo. Vive ormai da più di trent’anni sotto la torre Eiffel, o per essere più precisi nel quartiere parigino di Ivry-sur-Seine. Eppure Stefano Cavazzini non dimentica Reggio e ha ancora ben chiara nella voce l’inflessione che aveva quando, nel 1987, decise di partire per seguire la sua vocazione musicale. Non sapeva che sulla Senna avrebbe trovato casa e famiglia, oltre a una bella carriera da musicista specializzato nelle percussioni.

Cavazzini, come è finito a Parigi?

"Per seguire la mia passione musicale. Ho iniziato a suonare la batteria verso i 12 anni, ho preseguito mentre frequentavo le scuole, ho fatto il BUS a Reggio. Poi sono stato allievo del maestro Enrico Lucchini a Parma e di Ubaldo Rivi a Bologna. Intanto suonavo, Lucchini lavorava con il locale di Milano ’Capolinea’, io suonavo spesso al Wienna e al Florida di Modena con Lucio Bruni ed Enrico Lazzarini, facevamo jazz. E tenevo delle masterclass a Umbria Jazz".

Ok, ma Parigi?

"Avevo voglia di partire, prima ci ero andato solo per farmi un giro, poi sentii parlare di una scuola, la American School of Modern Music, dove mi presero nel 1987 e dove mi sono diplomato nel 1992".

E non è più tornato.

"Per anni tornavo d’estate e suonavamo col trio. Ancora adesso a Reggio vengo almeno due-tre volte all’anno, c’è anche mia sorella Maurizia. Ma ormai vivo a Parigi, sì. Ho sposato una francese, abbiamo due figli, una adesso vive in Canada, per mantenere le tradizioni di viaggio della famiglia... Con i vecchi amici sono sempre in contatto comunque, quando è venuto Vinicio Capossela a suonare ci siamo visti a cena con lui e con Enrico Lazzarini, che fa ancora parte del suo gruppo".

Lei oggi però frequenta un genere diverso.

"Insegno batteria alla scuola di musica Edim, tengo atelier d’orchestra. Ho suonato con diversi gruppi, poi negli anni mi sono avvicinato alla musica di scena, per il teatro, si va dalla danza al jazz, all’elettronica. Fino alla musica medievale: prima del rogo suonavamo all’interno della catedrale di Notre-Dame, con la Maitrise".

Ha lavorato anche con l’architetto Renzo Piano.

"Per una sua esposizione a Londra ho realizzato un’installazione musicale alla Royal Academy of Arts. E lavoro stabilmente con una compagnia di teatro d’avanguardia polacca, la TEC, sta per Théâtre Elizabeth Czerzuk. È musica particolare, elettroacustica, concreta, un teatro di improvvisazione nel quale il passato da jazzista mi torna molto utile".

In famiglia il derby Italia-Francia si sente?

"Non tanto, anche se abbiamo una disputa eterna sui formaggi. Ma ogni volta che vengo a Reggio faccio scorta di Parmigiano e di prosciutto, e così metto tutti a tacere".