La guerra dei manifesti strappati. Stavolta tocca al centrodestra

Vandalizzati i materiali elettorali di piazzale Fiume. E sul caso dei trattori, un lettore: "Era riferito alla preside"

La guerra dei manifesti strappati. Stavolta tocca al centrodestra

La guerra dei manifesti strappati. Stavolta tocca al centrodestra

La battaglia politica prosegue a suon di strappi e vandalismi. Quando gli argomenti mancano, si preferisce usare le mani. E così se sabato era toccato ai manifesti del centrosinistra, ieri invece è stato il turno di quelli del centrodestra. Questa volta il bersaglio è la bacheca elettorale che si trova in piazzale Fiume, dove ieri mattina i candidati della lista che sostiene l’avvocato Giovanni Tarquini hanno notato il vandalismo mirato a tutti i manifesti del centrodestra. "Strappare i manifesti elettorali non cancella le idee e il dibattito democratico, ma anzi sottolinea ancora una volta l’importanza di proteggere e rispettare il diritto di esprimersi di ogni cittadino – commenta a caldo il candidato sindaco civico – Sottopongo all’attenzione di tutti lo strappo dei manifesti della nostra lista civica e di tutte le forze di centrodestra in diversi punti della città e mi unisco allo sdegno del centrosinistra".

È una battaglia senza distinzione di classe, colore e orientamento politico quella contro i vandali notturni che rovinano il materiale elettorale delle varie liste in campo. La mattina prima era toccato ai manifesti del centrosinistra nel parcheggio del cimitero di Coviolo, dove quel giorno si sono ritrovati alcuni ragazzi del vicino istituto Zanelli che hanno poi sfilato per il quartiere sui trattori con un cartello con su scritto “Boia chi molla“.

Impossibile sapere con certezza se siano stati loro a strappare anche i manifesti, sebbene la coincidenza sia molto sospetta. Un nostro lettore non la pensa così e fornisce un’altra versione: "Purtroppo a mio avviso i ragazzi hanno peccato di ignoranza, il boia chi molla era riferito a una loro “lotta” contro la Presidenza della scuola che non voleva che la sfilata si facesse, riferito a loro, che non hanno mollato e alla fine ce l’hanno fatta ad organizzarla senza l’aiuto di nessuno". La toppa peggio del buco insomma, dato che l’ignoranza è di per sé un fattaccio. Slogan fascisti ’denaturati’ e diventati motti con cui schernire l’autorità educativa, che in un’intervista al nostro giornale ha spiegato come il suo ’niet’ fosse dovuto soltanto a un fatto di sicurezza: "Già l’anno scorso avevo manifestato perplessità a riguardo anche per situazioni di possibile sicurezza, come banalmente la pericolosità di salire sui trattori in più di uno e sporgersi dai mezzi – ha spiegato Mariagrazia Braglia, dirigente dell’istituto – Io non sono per cancellare le tradizioni. Ma come ho già detto in consiglio d’istituto, il contesto è mutato. Una volta Coviolo era aperta campagna, ora insiste su una zona ad alta densità abitativa e su una strada trafficata". Ieri il Consiglio d’Istituto in una nota ha sottolineato come "lo Zanelli intende sottolineare la sua assoluta e convinta matrice democratica e antifascista. L’Istituto, inoltre, per la sua funzione pubblica ed educativa, è apolitico che non significa indifferenza ma apertura a tutte le idee politiche, purchè democraticamente espresse. L’Istituto, infine, esprime solidarietà ai partiti politici e a tutti coloro che hanno subito un gravissimo oltraggio da quei soggetti che non sanno e che non vogliono, evidentemente, confrontarsi su un terreno democratico".

Ribalta il discorso il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci: "In merito al corteo dei trattori, organizzata a Coviolo da studenti ed ex alunni dell’istituto “Zanelli”, la sinistra di Reggio Emilia sta rasentando il ridicolo pur d’imbracciare l’arma del vittimismo – attacca come sempre senza tregua il meloniano – E’ ora di smetterla di ricondurre tutto al fascism. Ci chiediamo se la sinistra si sarebbe indignata qualora alla sfilata fosse comparsa la scritto Hasta la Victoria Siempre di Che Guevera – provoca Vinci –, un criminale che affermava che agli omosessuali non dovessero essere concesse posizioni di vertice nella società e che i “negri”, parola sua, sono indolenti e non si fanno il bagno".

Saverio Migliari