La rabbia dei negozianti "Una città per pochi eletti"

Di Somma (salone Aveda): "Se si riduce l’affluenza, aumenta la criminalità"

La rabbia dei negozianti  "Una città per pochi eletti"

La rabbia dei negozianti "Una città per pochi eletti"

"Non credo che chiudere sia la soluzione, anzi, a parer mio mettere la Ztl è un buon modo per diminuire l’affluenza di persone e agevolare la criminalità in centro". Non gira attorno alla questione Victor Di Somma, titolare del salone da parrucchiere Aveda Mec, che ha sede proprio su via Emilia Santo Stefano. L’ultimo tratto di Santo Stefano e tutto corso Garibaldi, da lunedì, saranno zona a traffico limitato, e le segnaletiche sistemate negli ultimi giorni stanno già abituando i reggiani alle nuove usanze (foto). "Ci sono attività che hanno investito e per cosa, avere il passaggio chiuso? – aggiunge Di Somma – Io vorrei proprio capire quale beneficio potrà portare questa Ztl. Credo che gli investimenti comunali vadano concentrati su altro, basta guardare le strade come sono messe". Il salone Aveda nello specifico può contare su clienti "che non si faranno spaventare dalla Ztl – dice – ma pensiamo a una persona anziana, o con disabilità: come possono fare?".

"Il nostro locale è aperto dal 1940: è sopravvissuto alla guerra, ma non so se riuscirà a sopravvivere alla Ztl". Oltre che presidente di Confesercenti per la zona di Reggio città, Daniela Govi è titolare della bottega alimentare Fontanesi Omar, in corso Garibaldi. "La nostra posizione sulla Ztl non è mai stata un ‘No’ a prescindere – prosegue – ma crediamo che debba essere creata una condizione per cui con la Ztl coesistano altri servizi per far arrivare agilmente i cittadini in centro. Minibù, bici elettriche pubbliche: le possibilità ci sono e sarebbe una soluzione per un intero asse commerciale che adesso verrà completamente chiuso al traffico".

"Reggio – puntualizza – deve essere una città per tutti: per chi ne fruisce, per chi ci vive e chi ci lavora. Ma così non lo sarà di certo". Quello che il Comune dimentica, secondo Govi, è "che noi commercianti non abbiamo nessun tipo di ammortizzatore sociale – conclude –. E che dal nostro ‘cassetto’ devono uscire gli stipendi, le ferie, il Tfr e la pensione. Perciò ogni minima variazione dell’attività, può fare la differenza, che sia in positivo o in negativo".