STEFANO CHIOSSI
Cronaca

La traversata solidale Da Reggio allo Stelvio: l’impresa di Fabio in bici a favore dell’Emporio Dora

Il 42enne Pellacani, ingegnere ed ex corridore, pedalerà 722 chilometri "Voglio far conoscere l’attività dell’associazione e al ritorno verso la città passerò da amici a ritirare donazioni di cibo e materiale destinato ai bisognosi".

La traversata solidale  Da Reggio allo Stelvio:  l’impresa di Fabio in bici  a favore dell’Emporio Dora

La traversata solidale Da Reggio allo Stelvio: l’impresa di Fabio in bici a favore dell’Emporio Dora

di Stefano Chiossi

Una ‘comoda’ traversata di 722 chilometri in bici spalmata su tre giorni, con giro ad anello fino al Passo dello Stelvio, per promuovere e far conoscere l’attività dell’Emporio Solidale Dora. A Fabio Pellacani, 43 anni, ingegnere meccatronico nella vita di tutti i giorni e appassionato delle due ruote nel week-end, il coraggio certo non manca: "Amici che fanno giri lunghi ne conosco, ma matti come me ancora no; la verità è che la bici mi rilassa dal chilometro uno e non vedo l’ora di partire".

Pellacani, è tutto pronto?

"Venerdì mattina uscirò dalla mia casa di San Maurizio con direzione Stelvio: andata dal versante bresciano e rientro domenica da quello trentino, per un dislivello totale di 6.500 metri con oltre 50 ore in sella".

Perché lo fa?

"Ci sono vari motivi. Il primo, di carattere solidale. Sono un volontario dell’Emporio Dora dal 2016 e so il grandissimo lavoro che fanno soprattutto per le famiglie reggiane; mi hanno dato una maglia celebrativa da indossare in cima allo Stelvio e al ritorno passerò personalmente a casa di amici e conoscenti per ritirare due o tre carrelli di materiale da portare all’emporio. Voglio dare visibilità al loro lavoro e invito tutti a donare; peraltro un pacco di pasta è tracciabile, mentre in alcune raccolte fondi non sempre viene destinata l’intera cifra".

Poi c’è l’aspetto personale.

"È il terzo grande giro che faccio: nel 2021 ho seguito il percorso dell’Adige, l’anno scorso lo Stelvio in senso antiorario. Sono stato un corridore da giovane e la passione è rimasta, ma voglio dimostrare a tutti che anche con la pancetta si riescono a fare 720 chilometri in tre giorni: basta avere voglia. E poi svolgo un lavoro stressante: la bici mi regala pace".

Oltre 50 ore in tre giorni significa viaggiare di notte.

"E si risparmia sugli hotel! Di solito faccio una sosta di un’ora ogni sei in bici; di notte al massimo ne dormo una e mezza in un campo parrocchiale, nella tribuna di uno stadio o nei tavolini fuori di un bar".

Le difficoltà principali?

"Il vero nemico è il freddo, oltre alla pioggia: l’anno scorso l’ho presa per 5-6 ore di fila e probabilmente ho fatto l’ascesa dello Stelvio con la febbre. Con il supporto delle aziende Meti e Kicking Donkey Bags comunque avrò tutta l’attrezzatura necessaria".

Peraltro in questa occasione userà una bici speciale.

"Una nuova ‘gravel’ con ruote da 36 pollici realizzata da un amico di Brescia. In questo modo riesco a godermi al meglio i tantissimi chilometri di piste ciclabili del Trentino evitando così le strade, soprattutto di notte quando qualcuno va un po’ troppo forte".

In famiglia nessuno si preoccupa?

"Sono sposato con due figli: mi dicono sempre ‘se sei tranquillo tu lo siamo anche noi’. In ogni caso ho la condivisione della mia posizione sempre attiva, anche sui canali social per chi mi volesse seguire".