DANIELE PETRONE
Cronaca

La versione di Vecchi: "Siamo sempre stati capaci di realizzare i nostri sogni". E lancia la sfida sul futuro

All’evento ’Immagina domani’ lungo discorso di saluto del primo cittadino, giunto a fine corsa. Tra le tante parole, anche momenti di commozione. E de Franco fa partire la standing ovation.

La versione di Vecchi: "Siamo sempre stati capaci di realizzare i nostri sogni". E lancia la sfida sul futuro

La versione di Vecchi: "Siamo sempre stati capaci di realizzare i nostri sogni". E lancia la sfida sul futuro

"Auguro alla mia città di non dimenticare i più deboli ma di continuare ad immaginare un futuro migliore per i giovani perché di una cosa sono convinto, siamo sempre stati capaci di realizzare i nostri sogni". Il discorso più ‘umano’ da quando è sindaco, Luca Vecchi lo ha tenuto per salutare la città, nell’evento di fine mandato che si è tenuto ieri mattina al teatro Valli a poco meno di cinque mesi dalle elezioni che chiuderanno la sua ‘era’ di dieci anni.

Una sorta di lunga lettera di appassionante commiato declamata dal palco accolta alla fine da una standing ovation lanciata dall’assessore Lanfranco de Franco nonostante sappia che Vecchi non tirerà certo a lui la volata per l’eredita, bensì all’altro papabile candidato dem Marco Massari (anch’egli in mezzo alla platea); un gesto dal sapore di fair-play e dettato più da affezione per aver lavorato cinque anni insieme – perlopiù con un buon rapporto prima delle schermaglie pre-elettorali – che per strategia. Applausi raccolti dal resto della giunta (a qualcuno, come ad Annalisa Rabitti, è scesa pure la lacrimuccia) e dai circa mille presenti al teatro. Certo, per dover di cronaca è giusto dire che la maggior parte fossero parlamentari Pd (da Graziano Delrio ad Andrea Rossi fino ad Antonella Incerti) consiglieri comunali, vertici istituzionali, militari, associazioni. Una platea tutta di parte (o quasi, dato che in poltrona si è anche seduto Nino Giordano Ruffini, in lizza come co-protagonista per il centrodestra). Ma dai loggioni, dov’erano posizionati ‘liberi cittadini’, mani scroscianti.

Vecchi si è sorpreso e quasi commosso. Ha ringraziato tutti. "Una dedica particolare, che non sono solito fare, va alla mia famiglia. A mia moglie e mio figlio". E ancora "alle mie due giunte, ai miei consiglieri, tutti, anche quelli d’opposizione perché un sindaco rappresenta la città. Ma soprattutto ai 1.500 dipendenti comunali". Per il resto, il sindaco ha fatto un excursus di dieci anni della sua amministrazione. Nonostante premetta che "non vuole essere una riflessione autocelebrativa", immancabilmente lo è stata. Senza malizia e come deve essere un evento del genere, anche denso di retorica; è giusto rivendicare i risultati e poi la politica si fa soprattutto così. Dagli anni duri della pandemia alla crisi economica passando per quella energetica fino alle opere realizzate, consegnate o quasi. Università, Mediopadana, tangenziali, processo Aemilia, Core, Mire, ‘scuola diffusa’, Pnrr, Fotografia Europea e Reggiana in B. Una lunga lista – più volte declinata in questi ultimi mesi da Vecchi – popolare, talvolta populista, ma fatta anche di decisioni difficili e impopolari. Un giudizio si potrà dare solo a posteriori, guardandosi indietro e confrontando, anche se – al di là di come la si pensi – non può essere obiettivamente negativo.

Meglio dare risalto all’esperienza umana "straordinaria, profonda e totalizzante", come l’ha definita Vecchi, di fare il sindaco. Che si è lasciato andare ad aneddoti. "Dal privilegio degli incontri col presidente Mattarella o il Papa nel sedermi una sera nella casa di Graca Machel, sul divano su cui Nelson Mandela passò gli anni della sua ritrovata libertà. Dal Mozambico a Sarajevo, da Forth Worth a Johannesburg, dalla Palestina a Digione, ovunque mi trovassi a rappresentare la città, sempre sono stato preceduto dalla fama e dal rispetto di sè che Reggio ha saputo portare nel mondo". Tra citazioni di Zucchero e Ligabue, ha raccontato quando "all’apertura del primo giorno di scuola alla Marco Polo, venni accolto dalla mia maestra delle elementari che non vedevo da 35 anni, e che mi ordinò di sedermi sulla seggiolina a fianco dei bimbi...".

Qualche mugugno fuori dal teatro a fine evento – intitolato ‘Immagina Domani’ – sui pochi progetti e visioni per il futuro. In realtà qualche indicazione, più che "suggestione" come l’ha definita lui stesso, Vecchi l’ha data. "Lavorare sul disagio giovanile e sulle fragilità, politiche abitative, la sfida ecologica, il raddoppio dell’università e la piena scolarizzazione nella fascia 0-3". Ma è anche vero che non può certo scendere nei particolari perché la progettualità deve essere data dal Pd. E l’unica pecca è proprio questa: il partito avrebbe dovuto chiudere il ciclo ieri, annunciando il candidato alla successione o l’apertura delle primarie che portarono proprio Vecchi a governare due lustri fa. Ma l’accordo ancora non c’è. Da ‘Immagina Domani’ a ’Immagina il candidato’...