"La vittima è idonea a testimoniare"

Chiuso l'incidente probatorio sulla vicenda di presunti atti sessuali con una minorenne da parte di Andrea Davoli, ex insegnante di Comunione e liberazione. La perizia conferma la capacità di testimoniare della parte offesa. Davoli, difeso dall'avvocato Cataliotti, è attualmente ai domiciliari.

"La vittima è idonea a testimoniare"

"La vittima è idonea a testimoniare"

Si è chiuso lunedì l’incidente probatorio chiesto dalla Procura sulla vicenda che vede indagato il 52enne Andrea Davoli, ex insegnante ed educatore di Comunione e liberazione, per il reato di atti sessuali con una minorenne. L’inchiesta è stata seguita dal pm Maria Rita Pantani. L’incidente probatorio era iniziato il 9 ottobre: il giudice Silvia Guareschi aveva incaricato come perito la psicologa Matilde Forghieri. La Procura aveva nominato come consulente la psicologa Rita Rossi, e aveva chiesto che fosse vagliata anche la capacità di testimoniare di un’amica minorenne, che avrebbe raccolto le confidenze della 14enne. È stata valutata la capacità di rendere testimonianza della 14enne parte offesa, nonché la sua credibilità rispetto ai fatti contestati: la risposta della specialista ha confermato l’idoneità sia sua sia dell’amica.

Davoli era stato arrestato il 19 agosto 2023 per un’ipotesi di violenza sessuale sulla 14enne. Secondo la prima ricostruzione, il primo approccio tra Davoli e la 14enne avvenne a Viserbella (Rimini) durante un seminario in vista della Pasqua, poi gli incontri sarebbero proseguiti anche a Reggio sino a fine maggio, quando la famiglia della ragazzina scoprì la loro storia da alcune chat e sporse denuncia. Durante l’interrogatorio di garanzia, Davoli sostenne che era stata lei a prendere l’iniziativa e che lui aveva ceduto dopo 15 anni di castità al centro di un voto religioso. Dopo aver trascorso alcuni mesi in custodia cautelare in carcere, Davoli, difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti, è stato trasferito in dicembre ai domiciliari dal gip Guareschi, secondo cui il percorso terapeutico, il divieto di utilizzo di strumenti informatici e la distanza tra indagato e parte offesa sono adeguati a evitare il pericolo di recidiva.

Alessandra Codeluppi