Le ombre del reddito di cittadinanza Confesercenti e la caccia ai furbetti "Tanti volevano lavorare in nero"

Il presidente Dario Domenichini: "Davanti a una proposta di assunzione, dicevano no e sparivano. Se ora gli stagionali troveranno più personale? Me lo auguro, ma chi ha oziato prima potrebbe continuare".

Le ombre del reddito di cittadinanza  Confesercenti e la caccia ai furbetti  "Tanti volevano lavorare in nero"

Le ombre del reddito di cittadinanza Confesercenti e la caccia ai furbetti "Tanti volevano lavorare in nero"

di Giulia Beneventi

Il reddito di cittadinanza? Argomento quantomeno "spinoso", per citare il presidente di Confesercenti Reggio, Dario Domenichini. Un aggettivo che, nella sua eleganza, contiene tutti i risvolti oscuri portati dal sussidio. "Siamo in Italia – spiega – e per questo, o per fortuna come potrebbero dire alcuni, dobbiamo assistere a una schiera di cosiddetti furbetti che abusano del reddito".

Resta spinoso anche dopo lo stop del governo?

"Diciamo che se non esistesse il problema di cui sopra, forse, non saremmeno nemmeno qui a parlarne. Questa tendenza tipicamente italiana ad approfittarsene, ha generato un insieme di persone che percepivano il reddito di cittadinanza senza averne diritto. Anche noi lo abbiamo rilevato".

Con quale esito?

"Nel momento stesso in cui si faceva la proposta di assunzione, si bloccava tutto. Dicevano di no e proponevano alle attività di lavorare in nero, perché altrimenti avrebbero perso il diritto al reddito di cittadinanza, o alla Naspi. Strumenti di tutela che, di per sé, sono giustissimi. E ricordiamo che, tra quelli rimasti senza reddito, ci sono anche le persone che ne avevano diritto e reale bisogno. Se però i sostegni iniziano a fare concorrenza al lavoro, c’è qualcosa che non funziona".

E i commercianti?

"La rabbia e la tensione sono salite molto. Da un lato si vedevano questi abusi, dall’altro la carenza di personale. Molte attività alberghiere si sono ritrovate a dover ridurre i propri servizi di ristorazione, perché materialmente non trovavano chi potesse mandarli avanti. Come associazione avevamo proposto allo scorso governo una deroga, che permettesse a chi percepiva il reddito di fare anche qualche ora nelle attività stagionali. Non andò in porto, e posso anche capire il perché, ma era un momento in cui davvero il settore del turismo stava gridando aiuto".

Adesso però, essendoci meno aventi diritto al reddito, il settore stagionale avrà una chance di trovare personale?

"L’auspicio è quello. A conti fatti, ci sono più persone “costrette“ a trovare un lavoro se non possono più ricevere il reddito, ma la carenza di personale è un problema ben più generalizzato. Per capirci: non so quante persone ora avranno comunque voglia di lavorare nelle sere del weekend per fare i camerieri".

E quindi la soluzione concreta quale potrebbe essere?

"Aumentare i flussi di immigrazione, ma che sia regolare e regolata: questo è un passaggio necessario. Le politiche a favore delle famiglie vanno benissimo, per carità, ma gli effetti sul lavoro arriveranno tra vent’anni. Mentre il ricambio generazionale inesistente, sia esso nel lavoro autonomo o subalterno, è un problema più che mai attuale".