Lo strazio della vedova in tribunale: "Per vivere costretta a tornare a Cutro"

Le lacrime della donna: "Il nostro bimbo si mette ogni mattina il profumo del papà"

Lo strazio della vedova in tribunale: "Per vivere costretta a tornare a Cutro"

Lo strazio della vedova in tribunale: "Per vivere costretta a tornare a Cutro"

"Non ce la faccio...". Un racconto straziante, interrotto più volte dalle lacrime. Giuseppina Cortese, 24 anni, era la compagna dell’uomo ucciso, Salvatore Silipo. È la madre dei loro due bambini, un maschio nato nel 2019 e una bambina venuta alla luce un mese prima dell’omicidio. Lei è la figlia del collaboratore di giustizia Salvatore Angelo Cortese. È costituita parte civile tramite l’avvocato Roberto Chiossi.

"Io e Salvatore ci conoscemmo in Calabria, ci fidanzammo nel 2014 e poi Salvatore venne qui nel 2017 e iniziò a lavorare alla ‘Dante gomme’". La coppia abitava a Santa Vittoria di Gualtieri. Lei parla di ottimi rapporti tra le due famiglie, fino a quel giorno tremendo: "Dovevamo sposarci l’anno dopo – dice piangendo – e comprare casa. Da allora la mia vita è crollata". Racconta essersi dovuta poi trasferire, poco dopo la perdita del compagno, a Cutro coi bambini: la madre e la sorella, come poi riferito in aula da loro stesse, e il cognato la aiutano. Dice di prendere il reddito di cittadinanza, ma anche di aver lavorato facendo pulizie e in un villaggio turistico. "Mio figlio si mette ogni mattina il profumo del suo papà, e ogni giorno chiede di lui. Lo segue uno psicologo perché ha subito un trauma". Rimarca che "nessuno della famiglia Sestito ha mai chiesto se avessimo bisogno. A Cutro ho incrociato Antonio, che mi guardava male e io l’ho sempre evitato".

Ieri anche Pierfrancesco Mendicino, cugino della vittima, ha ripercorso la dinamica dell’omicidio: "Dante Sestito uccise Salvatore, e poi mi puntò la pistola all’altezza del torace. Lui era freddo, glaciale". Racconta che il 18 ottobre 2021 fu convocato dal figlio dell’imputato, con cui ebbe due incontri, per il furto di gomme: "Se non va come penso io, ‘U squartu’". E dice che Antonio Sestito gli assicurò che sulla sparizione di pneumatici "c’era una denuncia già sporta ai carabinieri e che gli autori venivano dalla Bassa. Ma poi scoprii il giorno dell’omicidio che la denuncia non c’era". Mendicino si offrì di risarcire le gomme, ma Antonio ribattè: "Non è il loro valore, ma quello che c’era dentro". Ieri è stato sentito anche un carabiniere del nucleo investigativo. Facendo indagini sull’omicidio, lui doveva verificare un fatto riferito da Antonio Sestito, figlio dell’imputato, il 23 ottobre 2021: "Lui parlò di un furto avvenuto un mese prima alla ‘Dante gomme’, per il quale non aveva era stata sporta denuncia. Consegnò alla caserma di Cadelbosco le immagini della videosorveglianza esterna, datate 9 settembre 2021 all’1.40 di notte: tre uomini travisati entravano e poi uscivano due minuti dopo portando via due ruote. Sono stati fatti accertamenti per verificare se tra loro vi fosse Salvatore Silipo, ma non fu possibile identificarli". Un esperto di informatica, chiamato dai carabinieri il giorno dell’omicidio per estrapolare i filmati della videosorveglianza, constatò che non c’erano video di quel giorno: "Trovai la corrente elettrica staccata, non poteva registrare".

al. cod.