ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"Minacce alla coordinatrice". Guardia giurata a processo

L’uomo lavorava alla Coopservice, poi ha ricevuto un provvedimento disciplinare. Telefonate alla donna: "Lo sa che sono armato?" I testimoni: "Lei era terrorizzata". . .

"Minacce alla coordinatrice". Guardia giurata a processo

"Minacce alla coordinatrice". Guardia giurata a processo

Lui, una guardia giurata, è finito a processo con l’accusa di minacce alla coordinatrice del personale della cooperativa per la quale lui allora lavorava. Secondo la tesi investigativa, l’uomo, un 40enne di origine albanese residente a Firenze, che in passato lavorava per la Coopservice, dopo aver ricevuto un provvedimento disciplinare, contattò telefonicamente la responsabile delle risorse umane - manager della linea di sicurezza della cooperativa con sede a Corte Tegge - che aveva firmato quel documento.

Le avrebbe detto frasi di questo tenore: "Lo sa, signora, che sono armato, che tengo un’arma?" E poi: "Ma lei lo sa che sono una guardia giurata particolare? Ma lei lo sa che indosso una divisa? Ma lei lo sa che sono armato?" Frasi che, secondo la tesi investigativa, sottolineavano con forza il fatto di possedere un’arma. Lui le avrebbe anche detto: "Spero che lei possa continuare a dormire tranquillamente finché può". Fino al riferimento esplicito a una possibile vendetta: "Lei, signora, ha firmato la sanzione disciplinare, non l’azienda. Lei e solo lei pagherà per questo". L’episodio contestato risale al 29 settembre 2020. La dirigente del personale, e la Coopservice, si sono costituiti parte civile affidandosi all’avvocato Roberto Sutich. Davanti al giudice Stefano Catellani, ieri sono stati ascoltati in veste di testimone alcuni dirigenti del settore vigilanza, che conta 3.500 addetti: hanno confermato la grande paura evidenziata loro dalla responsabile delle risorse umane dopo aver ricevuto la minaccia telefonica di ritorsioni, in cui l’imputato rimarcava di essere in possesso di un’arma.

Dopo che emerse la vicenda, Coopservice allertò immediatamente la questura e la pistola fu subito ritirata al vigilantes. Scattò anche il licenziamento, ora al centro di una causa davanti al giudice del lavoro. Ieri è stato ascoltato in tribunale anche l’imputato: lui ha ammesso di aver chiamato la responsabile del personale, ma ha negato di averle rivolto le minacce contestate. A sostegno di questa circostanza l’avvocato Sutich ha portato tre testimoni: la donna era rimasta terrorizzata da quanto lui le andava ventilando e temeva vendette.

Nella prossima udienza, in maggio, è prevista la chiusura dell’istruttoria, quando saranno sentiti tre testi chiamati dalla difesa, poi in giugno è fissata la discussione.