ANTONIO LECCI
Cronaca

No-Green Pass licenziato perde il ricorso: “Si diceva malato e faceva tour all’estero"

Arriva al termine un processo davanti al giudice del lavoro. L’uomo assente per mesi con la giustificazione del medico di base. L’azienda lo fa pedinare da un investigatore. Il tribunale: "Tutto lecito"

L’operaio aveva iniziato ad assentarsi nel momento dell’obbligo del green pass

L’operaio aveva iniziato ad assentarsi nel momento dell’obbligo del green pass

Reggio Emilia, 23 gennaio 2024 – Era stato licenziato per aver tenuto uno stile di vita ritenuto incompatibile con la malattia che dichiarava di avere, presentando vari certificati che gli permettevano di non recarsi al lavoro. L’operaio si è rivolto al giudice del lavoro per impugnare quel provvedimento, ritenendo che l’azione di controllo richiesta dall’azienda non fosse lecita e che la patologia dichiarata non obbligasse l’uomo a restare a casa. Ma il giudice del tribunale di Reggio ha respinto il ricorso del lavoratore, dipendente della ditta Tecnove di Novellara. Era il periodo del Green pass e dell’emergenza sanitaria. L’uomo aveva più volte dichiarato di non essere disposto a vaccinarsi e di non volersi sottoporre ai costanti tamponi per l’individuazione del possibile contagio da Covid.

Con quella scelta avrebbe potuto evitare di presentarsi in azienda, mantenendo comunque il posto di lavoro, ma non avrebbe ricevuto lo stipendio, almeno fino al termine del periodo di emergenza e dell’obbligo del Green pass. Lui, invece, avrebbe dichiarato di essere affetto da malattia, presentando dei certificati del medico di base. Questo gli permetteva di non presentarsi al lavoro, ma ottenendo la regolare retribuzione prevista per il periodo di malattia. L’operaio era stato assunto nel gennaio 2019 e licenziato il 18 marzo 2022. Era rimasto assente da lavoro dall’ottobre del 2021, formalmente per motivi di salute, "per malattia". Poi, a dicembre, era arrivata in azienda una lettera anonima che segnalava uno stile di vita dell’operaio che non poteva essere compatibile con lo stato di salute dichiarato, con viaggi perfino all’estero.

"L’azienda – spiega il presidente di Tecnove, Alberto Lombardini – ha fatto eseguire indagini da un investigatore privato, scoprendo che il dipendente, proprio nei giorni di assenza per malattia, aveva partecipato a un tour gastronomico con amici, recandosi pure in Svizzera". Il periodo di "malattia" era iniziato in concomitanza con l’obbligo del Green pass per l’ingresso negli ambienti di lavoro e, come scrivono i giudici, "era cessato miracolosamente con l’attenuarsi della pandemia". Il giudice del lavoro, nel rigettare la richiesta del dipendente, ha riconosciuto come "pienamente legittimo" il ricorso all’investigazione privata da parte del datore di lavoro, per aver nutrito sospetti sulla condotta del dipendente. Il giudice non ha contestato il tipo di controllo fatto eseguire dall’azienda, visto che ad agire è stato un soggetto regolarmente autorizzato. L’azienda novellarese è stata assistita in questa vicenda dall’avvocato Silvia Casari. "Per poter capire se vi fosse o meno la possibilità dell’operaio a spostarsi da casa con la malattia che dichiarava di avere – conferma l’avvocato – il tribunale ha disposto una perizia del medico legale e del consulente tecnico d’ufficio, ottenendo conferma sulla correttezza del datore di lavoro".

Non si trattava di un trauma ortopedico a un braccio che, per esempio, necessita di riposo e di impossibilità di forzare l’arto in questione, ma cons ente invece di poter viaggiare. Ben diversa la situazione che veniva ipotizzata dai certificati medici presentati dall’operaio licenziato, il quale con la patologia dichiarata non avrebbe dovuto partecipare ad attività in giro fuori territorio e con viaggi perfino all’estero, come invece era stato documentato dagli accertamenti svolti dall’investigatore provato. Dunque, il ricorso è stato respinto dal giudice del lavoro, con il licenziamento deciso dall’azienda che è stato ritenuto regolare. E, dunque, resta in vigore. In caso contrario, l’azienda sarebbe stata chiamata a versare le somme dovute come stipendio, anche per il periodo in cui il lavoratore non aveva prestato alcuna opera a favore dell’azienda. Il presidente Lombardini ha speso parole di apprezzamento per l’avvocato Silvia Casari, che ha assistito l’azienda in questa vertenza.